GIULIO MOLA
Finale Champions League

Così il Psg di Al-Khelaifi ha rivoluzionato il calcio tra ombre e petrodollari

Nel 2011 acquistò per 70 milioni il club che adesso (senza Messi) vale 4 miliardi

Nel 2011 acquistò per 70 milioni il club che adesso (senza Messi) vale 4 miliardi

Nel 2011 acquistò per 70 milioni il club che adesso (senza Messi) vale 4 miliardi

Denunce, sospetti, veleni. Ombre, tante. Così come le amicizie, importanti. Certo, poi ci sono anche i campioni presi e portati sotto la Torre Eiffel, strapagati ma incapaci di vincere in Europa. Per anni Nasser Al-Khelaifi, l’intoccabile qatariota del Psg al di sopra della legge, ha collezionato “figurine“ in campo e guai giudiziari al di fuori. Plurindagato (l’ultima accusa mossa a febbraio nei suoi confronti riguarda una battaglia nell’editoria francese, con la successiva minaccia di ritirare ogni investimento dalla Francia) ma anche spesso scagionato: restano ombre dietro il ritratto di questo personaggio che scollina ogni inchiesta a cominciare da quella dell’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar, con una tranquillità che non è normale. “Businessman“ di alto profilo, certo, ma la sua notorietà è data soprattutto dalla carica di presidente del Paris Sain Germain: "Ci resta ancora molto da fare - ha detto di recente - il Psg sta vivendo una nuova fase di crescita e sviluppo. In molti ci chiedono di entrare nel capitale con una quota di minoranza, su una base di valutazione del nostro club di oltre 4 miliardi: va ricordato che ho comprato il Psg quattordici anni fa per 70 milioni".

Negli anni è riuscito a portare in squadra fuoriclasse come Messi (gli furono contestate presunte manovre sul Pallone d’Oro 2021 all’argentino), Mbappé e Neymar, per citarne alcuni. Inoltre, è presidente del gruppo beIN Media, colosso televisivo inaugurato nel 2014, che detiene i diritti tv di tantissimi eventi sportivi trasmessi in vari paesi europei e del Medio Oriente. Da presidente del Qatar Sports Investments ha assunto il ruolo di massimo dirigente del Paris Saint-Germain, riuscendo a imporre la propria presenza nell’European Club Association (Eca), l’associazione dei club calcistici continentali, che di fatto gli ha consentito di diventare amico fidato del numero uno dell’Uefa Aleksander Ceferin. Tanto il potere, tanta l’influenza del qatariota, coinvolto come si diceva in numerose inchieste: dalle presunte molestie (morali) sul maggiordomo all’accusa di corruzione nei confronti dell’allora segretario generale della Fifa, Jérôme Valcke (una lussuosa residenza in Costa Smeralda come contropartita per la cessione a BeIN dei diritti tv sui Mondiali di calcio 2026 e 2030 per l’area Medio Oriente e Nord Africa). Il procedimento si è chiuso con l’assoluzione di Al-Khelaifi.