La fiera nel cuore di Maurizio Milani: "Ho passato la notte con le vacche. Ricordo ancora lo spezzacatene"

Da studente dell’istituto agrario, alla fine degli anni Settanta, aveva preparato i capi per le sfilate "Mi auguro che il teatro che sorgerà in viale Medaglie d’Oro venga sfruttato tutto l’anno".

La fiera nel cuore di Maurizio Milani: "Ho passato la notte con le vacche. Ricordo ancora lo spezzacatene"

La fiera nel cuore di Maurizio Milani: "Ho passato la notte con le vacche. Ricordo ancora lo spezzacatene"

Comico, scrittore e attore teatrale, ma in questo caso anche e soprattutto diplomato all’istituto agrario Tosi di Codogno. Maurizio Milani (nome d’arte di Carlo Barcellesi), 62 anni, la fiera di Codogno ha avuto modo di conoscerla molto da vicino e oggi, se la sua carriera avesse preso strade diverse, avrebbe potuto essere un addetto ai lavori.

Maurizio, chi ha invitato quest’anno alla Fiera di Codogno?

"Spalletti, l’allenatore della nazionale di calcio. Lui ha un’azienda agricola in cui produce vino e olio e, vorrei fargli vedere anche qualche toro all’asta. Scherzi a parte, qualche anno fa era venuto il principe Emanuele Filiberto di Savoia".

Cos’è per lei la Fiera di Codogno?

"Io mi sono diplomato in agraria al Tosi di Codogno, che è una scuola con tanto di convitto e azienda agricola. Agli studenti di quarta e quinta veniva proposto di trascorrere la notte tra il martedì e il mercoledì della fiera nei capannoni a prendersi cura degli animali dell’azienda dell’istituto che anche noi mettevamo in vetrina. Era il nostro professore di “zootecnia” a chiedercelo. Non era obbligatorio, era un’opportunità per fare esperienza “sul campo”. Io l’ho fatto una volta. Mi ricordo che alle 22 i capannoni si chiudevano e tutta la gente andava via. Restavamo noi ragazzi con due-tre persone delle aziende agricole che avevano portato i loro capi. Dovevamo occuparci delle balle di fieno, di prepararle al meglio le vacche per le sfilate del giorno successivo. Avevamo delle brandine per dormire, ma alla fine si dormiva poco. Più che altro si parlava. Eravamo alla fine degli anni Settanta. È stata una notte bella. In generale la Fiera di Codogno è una manifestazione a cui sono molto legato e a cui, salvo impegni, non manco mai. Non dobbiamo dimenticare che negli Settanta era una fiera “nazionale”. A noi, in quegli anni, insegnavano che dopo la fiera del Levante a livello di importanza in Italia, c’era la fiera di Codogno. Adesso tutto è cambiato, le stalle si sono dimezzate e la Fiera di Cremona ci ha superato".

Altri ricordi personali?

"Beh la Fiera, quando ero ragazzino, significava per me anche il luna park, con l’autopista e i go-kart in piazza Cairoli. La città si animava con le bancarelle già la domenica precedente alla mostra mercato degli animali. Mi ricordo che, con i miei amici, andavamo a vedere lo “spezzacatene”: era un uomo che a noi sembrava già anziano. Arrivava in treno, entrava in piazza dalla discesa di via Verdi e poi si posizionava sotto il Mercato coperto. Si spogliava nudo, con il freddo di novembre di quegli anni immaginate voi...E tutto il pubblico si disponeva a cerchio attorno a lui. Sceglieva uno di noi, quindi non un suo complice, e gli chiedeva di legargli una catena pesante attorno al torace. A quel punto si gonfiava tutto, la spezzava e si liberava. Noi ragazzini rimanevamo affascinati. Ci voleva grande forza. Era un numero che poteva ripetere anche sette o otto volte in un giorno. Poi faceva anche il mangiafuoco. A Codogno veniva sia la domenica di apertura che quella di chiusura della manifestazione".

Aggiungerebbe qualcosa al programma attuale?

"Quello che mancava a Codogno era un teatro. Qualche anno fa nell’aula magna del Tosi era venuto, per la Fiera, Rocco Tanica a tenere una conferenza in cui ha parlato di umorismo. Per poter organizzare attività collaterali che esulino un po’ dallo stretto tema “zootecnico” ci vuole lo spazio giusto. Mi auguro proprio il teatro ora creato nel polo di viale Medaglie d’Oro venga utilizzato tutto l’anno".