Zona rossa: doccia fredda sugli agriturismi

Ardenno, l’imprenditore Angelo Cerasa dell’associazione Terranostra: "Eravamo pronti a ripartire con le prime prenotazioni"

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di Michele Broggio

Il divieto di pranzare fuori casa per Natale colpisce quasi 5 milioni di italiani. Questo quanto emerge da una stima della Coldiretti sugli effetti dell’entrata in vigore del decreto anti-Covid di Natale che preclude per tutta la durata delle feste la possibilità di andare a mangiare nei 360mila locali della ristorazione presenti in Italia, tra cui gli oltre 1.100 in provincia di Sondrio.

L’impossibilità di mangiare fuori casa fa crollare drasticamente la spesa media degli italiani per i menu di Natale che si riduce del 31% e scende ad un valore di 82 euro per famiglia secondo l’indagine ColdirettiFondazione Divulga.

Tra gli altri, ad essere preoccupato, è Angelo Cerasa, presidente dell’associazione agrituristica Terranostra, che riunisce le strutture di Sondrio iscritte a Coldiretti: "Ancora fino poco tempo fa, sembrava possibile, se non certo, il poter lavorare con le strutture operative a pranzo almeno in ambito comunale; poi, addirittura, era stata ventilato un eventuale allentamento della stretta, con il libero spostamento nei Comuni vicini durante le feste. In molti avevano prenotato il pranzo di Natale e gli agriturismi, come i ristoranti, avevano avviato i lavori per poter riaprire. Poi la doccia fredda degli ultimi giorni, con l’annuncio della zona rossa o, comunque, di nuove chiusure pesanti".

Il territorio della provincia di Sondrio con i suoi 121 agriturismi - un numero molto grande se rapportato alle piccole dimensioni per territorio e numero di abitanti: nel milanese ce ne sono 133 – risulta essere tra i maggiormente colpiti dal provvedimento. L’agricoltura e il settore agrituristico "stanno vivendo un anno molto pesante - aggiunge il presidente di Coldiretti Sondrio, Silvia Marchesini - I limiti imposti per le festività di fine anno compromettono sul nascere la stagione invernale, così come il primo lockdown aveva, di fatto, azzoppato il turismo primaverile, a partire dalla Pasqua. Le ripercussioni gravano sull’intero contesto agricolo provinciale, che pure in questi mesi sta svolgendo un lavoro encomiabile per continuare a garantire i rifornimenti alimentari".