Volpi troppo domestiche: "L’affetto degli umani può portarle alla morte"

Dalla Valtellina al Parco Ticino si moltiplicano gli incontri ravvicinati L’esperto: non date cibo, rischia di fare male e rovina l’ecosistema

Luca Chiarini, ospite dell’ospedale Morelli di Sondalo, insieme alla volpe

Luca Chiarini, ospite dell’ospedale Morelli di Sondalo, insieme alla volpe

Boffalora Ticino (Milano), 8 novembre 2020 - ll rapporto fra uomo è selvatici è vecchio di millenni ed è più facile da coltivare nelle aree meno antropizzate. In Valtellina e Valchiavenna, ad esempio, specialmente di notte, non è raro imbattersi nelle volpi. Spesso si vedono senza vita ai lati della trafficata Statale 38. Quelle più “furbe” se ne stanno invece nei borghi meno abitati dove ci sono ancora i pollai con le galline. Ma il cibo nel corso degli anni non sembra essere un problema, anzi. Fra i rifiuti possono sempre arraffare qualcosa. E gli animali più trovano cibo, più si moltiplicano, complice l’assenza di competitor. Le volpi in primavera partoriscono quattro o cinque cuccioli che vanno a ingrossare le fila dei selvatici. Animali che spesso diventano “domestici”. “Il Giorno“ ha narrato la bella storia del giovane Luca Chiarini, ospite dell’ospedale Morelli di Sondalo. Al calare del sole, una volpe scendeva dai boschi che circondano l’ex sanatorio in cerca di cibo. Qualche pezzo di pane lanciato dalla porta e... ne è nata un’amicizia. Ennesima “favola” sulle Orobie, a Briotti (Ponte in Valtellina), nella casa di montagna della famiglia Rusconi. Un po’ di cibo lasciato sull’uscio ed ecco affacciarsi tutte le sere un volpino, puntuale come un orologio svizzero. Si lascia accarezzare e lecca addirittura il viso dell’inquilina, una docente di matematica. Con il passare del tempo ha preso confidenza ed entra pure nell’abitazione. Senza scomodare Esopo, la storia delle volpe e della prof.

Che la volpe sia un animale furbo è risaputo. Protagonista da sempre delle fiabe, è etichettata come scaltra e intelligente. Non è aggressiva, salvo casi eccezionali. E la sua istintiva furbizia la porta normalmente a evitare il contatto con l’essere umano. Quel che da un po’ di tempo accade nel parco lombardo del Ticino sta tuttavia offuscando questa immagine da cliché. Avvicinarsi a una volpe e poterla accarezzare mentre le si dà del cibo sta diventando un’esperienza che, con un po’ di fortuna e pazienza, ognuno si può regalare. Com’è capitato pochi giorni fa a Mattia Nocciola – fotografo subaqueo e grande conoscitore dell’habitat dell’oasi lombarda a una ventina di chilometri da Milano – che si è imbattuto all’interno di un bosco in una volpe che potremmo definire “addomesticata“: si è avvicinata a lui come un cagnolino. "Si è fatta avanti, poi ha indietreggiato timida e infine è ricomparsa...". Cosa voleva? Del cibo, naturalmente. Proprio come un animale d’affezione. Quanto accaduto a Mattia non è un caso isolato in riva al Ticino. L’uomo fa sempre meno paura a questi animali selvatici. Quel che sta avvenendo nel parco lombardo-piemontese è in parte legato alle caratteristiche proprie di quest’area verde: uno spazio incontaminato di oltre novantunomila ettari a ridosso della conurbazione milanese e varesina. Frequentato nei fine settimana della primavera e dell’estate da migliaia di persone. Fra le quali si è diffusa l’abitudine di nutrire la volpe un po’ come si fa con gli scoiattoli. Comportamenti che sembrano innocui, anzi affettuosi. Ma che rischiano di avere un impatto sull’ecosistema.

"Il messaggio che viene trasmesso alla volpe è che esiste un modo facile per procurarsi del cibo. Che può “mendicarlo“. Il primo azzardo che però si corre lasciandoci impietosire dalla loro tenerezza, è perdere di vista che abbiamo sempre a che fare con un animale che è della stessa famiglia dei canidi, forse un po’ meno intelligente dei cani, ma comunque scaltra. E che può avere delle reazioni anche aggressive e imprevedibili se si sente minacciata". Mattia Nocciola ha segnalato la presenza delle volpi addomesticate ai guardiaparco. "Siamo a conoscenza del fenomeno e lo stiamo monitorando, anche se non siamo di fronte a una vera emergenza – spiega Monica di Francesco responsabile dell’area faunistica del Parco del Ticino –. Tendenza che peraltro si registra in tutta Europa. Non dobbiamo però perdere di vista che la volpe è e resta un animale selvatico: è bene osservarla sempre a distanza se la incontriamo. Tantomeno va nutrita. Al di là delle sue reazioni nei nostri confronti, soprattutto perché non è abituata al cibo umano che può causarle dei problemi e portarla in casi estremi alla morte".

Il fenomeno della “volpe confidente“ – così viene definito, e che si verifica in parchi e riserve di contesti fortemente antropizzati come quello milanese – può avere delle conseguenze sugli equilibri dell’habitat in cui è inserita: "La volpe, che è onnivora e si nutre sia di carne, piccoli roditori come per esempio i topi, sia di alimenti vegetali come le bacche, può perdere il suo naturale istinto alla predazione", avverte Monica Di Francesco. Il settore vigilanza del parco, a scopo precauzionale e informativo, ha di recente approntato un vademecum per i visitatori: un volantino con impressa una volpe che riceve un boccone da un passante e che reca l’appello lanciato dallo stesso animale: "Non darmi cibo! Per me è nocivo!".