
"La legge è uguale per tutti. La scritta alla parete dell’aula dove siamo stati ora per l’udienza. Noi ci auguriamo ci venga data una risposta onesta di quello che è successo davvero a mio fratello Mattia. Abbiamo fiducia nel giudice Giorgi, come tutti noi ne abbiamo avuta, in precedenza, nel suo collega Della Pona che aveva dimostrato, con i fatti, di essersi letto con attenzione gli atti dell’inchiesta nel dettaglio. Trovando le crepe. La tesi dell’incidente non è supportata dai dati concreti".
Elisa Mingarelli, 32 anni, psicologa, è appena uscita dall’aula dove lei, i familiari e i loro avvocati hanno presentato, in estrema sintesi, i circa 25 motivi (scritti nero su bianco nella documentazione consegnata al giudice) con i quali si dicono sicuri che suo fratello non sia stato vittima di un malore o di un incidente, ma di qualcosa di molto più brutto. Come emerge dal lavoro fatto pure dai loro consulenti.
"Cosa si può fare ora ? - risponde la ragazza - si può fare ancora molto per arrivare alla verità. I dati dicono che Mattia non è morto dove è stato poi ritrovato, a distanza di parecchi giorni, a oltre due settimane dalla scomparsa. Era salito lassù col cane Dante per trovare un alloggio, vicino alla baita che avevamo in affitto, per trascorrere il Capodanno con gli amici. I tempi della giustizia non vanno di pari passocon quelli umani. E, in attesa di avere noi finalmente giustizia, abbiamo creato un’associazione e il progetto “Condivivere“, per dare sostegno a chi ha avuto un proprio caro vittima di reati. Siamo un gruppo di volontari psicologici, terapeuti, assistenti sociali. E, nel nome di Mattia, che era rappresentante di commercio di vini in Valtellina e sommelier, abbiamo dato vita 3 anni fa a Noto, in Sicilia, alla vigna di Mattia: sognava di produrre il miglior Nerello Mascalese. Ci proviamo noi, in sua memoria...".Michele Pusterla