Valmalenco in lutto. Se n’è andato “il Totò”

Arrivato in Valle per fare il militare, ha trovato l’amore e s’è fermato. Ha scritto una pagina della ristorazione e dell’accoglienza. Aveva 86 anni.

Valmalenco in lutto. Se n’è andato “il Totò”

Arrivato in Valle per fare il militare, ha trovato l’amore e s’è fermato. Ha scritto una pagina della ristorazione e dell’accoglienza. Aveva 86 anni.

Che si chiamasse Vittorino e di cognome facesse D’Amico forse i più non lo sapevano, eppure è stato senz’altro uno dei valtellinesi più conosciuti anche fuori dalla valle. Era – con l’articolo davanti, alla lombarda – “il Totò”, l’uomo che ha scritto la storia della ristorazione della Valmalenco. Con la sua cucina, ma soprattutto con la sua capacità di accogliere, di unire tavoli, favorire conoscenze e trasformare ogni cena in una festa ha scritto una pagina dell’accoglienza in Valtellina. Totò è mancato all’età di 86 anni e appena la notizia della sua scomparsa ha iniziato a diffondersi sui social sono stati non centinaia, ma migliaia i messaggi di cordoglio. Del resto lui, Totò, il malenco d’Abruzzo, aveva davvero un giro sterminato di conoscenze, vuoi per le attività – tre ristoranti a Chiesa, dagli anni Sessanta, di cui l’ultimo, quello storico, chiuso nel 2022 più la partentesi a Poggiridenti con le Macine di Totò nello stabile che ospitava anche la discoteca più in voga negli anni Ottanta, Il Tempio – vuoi per quel modo di accogliere e far sentire tutti (dai vip, tanti quelli passati dal suo ristorante, alle autorità che amava invitare all’infinità di affezionati frequentatori) – ospiti, ospiti graditi, a casa sua.

Totò era nato a Quadri, in Abruzzo: arrivò in Valtellina per fare il militare e qui conobbe Franca, la donna che poi divenne sua moglie e braccio destro e madre di Roberto – Toti, per distinguerlo dal padre – che dopo la chiusura del ristorante di via Roma prosegue, da figlio d’arte qual è, con il suo nuovo locale di San Giuseppe. Interista sfegatato, Totò fu anche presidente dell’Inter Club Valmalenco. Da lui famose le serate a base di carne, ma anche specialità abruzzesi che una volta all’anno venivano portate in valle da una "spedizione" malenca che andava in trasferta proprio a quello scopo.

Sara Baldini