Un carcere più inclusivo Ecco i fondi

Un carcere  più inclusivo  Ecco i fondi

Un carcere più inclusivo Ecco i fondi

Il carcere non è solo la struttura in cui viene scontata la pena, ma deve essere anche il posto dove fornire un’opportunità a chi sta scontando, o ha appena finito di farlo, il suo debito con la giustizia. Percorsi d’inclusione che da tempo contraddistinguono la casa circondariale di Bergamo, ma che da oggi hanno una cabina di regia e un fondo di oltre 200mila euro per essere rafforzati. Una vera e propria boccata d’ossigeno per la struttura di via Gleno, che ospita tra i 520 e i 540 detenuti, a fronte di una capienza di 319. "La grave situazione di sovraffollamento – spiega la direttrice Teresa Mazzotta (nella foto) – può essere affrontata soprattutto grazie al contributo dei diversi attori esterni, con interventi integrati e multidisciplinari". Coordinati dalla Fondazione della Comunità Bergamasca, dodici fra enti e fondazioni hanno dunque sottoscritto un protocollo d’intesa che, nei prossimi tre anni, assicurerà ad una cinquantina di detenuti scelti dal carcere una serie di progetti dentro e fuori dalla casa circondariale: percorsi individuali di reinserimento abitativo e accompagnamento al lavoro, progetti a sostegno delle famiglie con figli minori, favorendo gli incontri con un’attenzione particolare ai bambini, attività interne al carcere (progetti socio-educativi, lavorativi, sportivi, culturali e musicali) e supporto attraverso la mediazione linguistica e culturale. Ogni partner ha destinato una quota al fondo complessivo di 208mila euro, che rappresenta la dote del primo dei tre anni. Con questi soldi verranno finanziati progetti per una cinquantina di detenuti scelti dal carcere.

Michele Andreucci