Maietti
Tognu frè (fabbro) viveva solo in una casuccia alla quale si appoggiava un portichetto di legno: lì lavorava soltanto quando e per chi gli garbava. Era vecchio, anzi antico, come il suo paese. Era zoppo e gli faceva compagnia un cane, vecchio e zoppo come lui. "A furia di vivere assieme si assomigliano", dicevano in paese. Quando andai a trovarlo faticai molto a convincerlo. Cominciò a raccontarmi di sé soltanto quando ebbi messo via penna e taccuino. "Che importanza ha quanti anni ho. Sono vecchio, non sono mai stato sposato. La donna è una compagnia, ma se non trovi quella giusta è un inferno. E poi io sono zoppo dalla nascita e le donne non corrono dietro a uno male ingambato come me. Dalla vita non ho mai avuto niente. Per questo il cane l’ho chiamato "Mio". È con me da quasi vent’anni: un bastardo randagio. L’ho raccolto sull’uscio dell’osteria. Io non ho nessuno al mondo e ho vissuto abbastanza. Se ho un pensiero all’idea di andare di Là è quello di lasciare questa povera bestia, che è più sola e disgraziata di me". Mentre parlava Tognu teneva la mano sulla testa del cane che ogni tanto gliela leccava. "Le prendo un po’ d’insalata", disse. Si avviò verso l’orto con la sua gamba siffola: e il suo cane dietro, soppignando come il suo padrone. Tornò con l’insalata: "Se proprio vuole scrivere le povere cose che le ho raccontato – disse – non faccia il mio nome. Se ne inventi uno". Salii in macchina e, azionando la retromarcia, salutai Tognu con la mano. Un guaito più lancinante dell’urlo di un cristiano. "Mio" era finito sotto una ruota. Tognu non disse nulla: raccolse il suo cane ormai morto e prese il sentiero dell’orto. Non avevo cuore di andarmene. Non so quanto rimasi. Finché Tognu tornò, mi guardò fisso per un attimo e mi fece eloquente cenno con la testa di star zitto. "Doveva succedere, lei non ha colpa", disse. Si avviò verso l’uscio della casuccia. Prima di entrare si voltò: "Una cosa potrebbe farla - disse -: io mi metto dietro la sua macchina e lei fa marcia indietro" Restò un attimo ad aspettare. Poi scosse la testa e si chiuse la porta alle spalle.