Perseguitata dall’ex, si uccise: il compagno rinviato a giudizio

Ardenno (Sondrio), l’uomo è accusato di maltrattamenti. L’avvocato della vittima: "Vissuta nella totale indifferenza"

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Ardenno (Sondrio) – La Procura di Sondrio, diretta da Piero Basilone, ha messo insieme un corposo dossier che permetterà di portare avanti le accuse all’ex compagno Marco Piccagnoni, 55 anni, di Sondrio, rinviato a giudizio, anche senza la testimonianza diretta della parte offesa, Sabrina Dell’Agostino, 46 anni, di Ardenno, che non potrà ovviamente raccontare la sua storia, in quanto morta.

Nel fascicolo le lettere scritte da Sabrina e trovate dai carabinieri quando si tolse la vita, ma anche manoscritti inviati al suo avvocato, Valentina Baruffi del Foro di Sondrio, che le è stata sempre vicina, ben oltre la posizione cliente-avvocato, e ai magistrati. Ci sono anche le denunce presentate, il contenuto del telefono cellulare, la documentazione clinica del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Sondrio e le relazioni del centro antiviolenza “Il coraggio di Frida”.

La donna compare, nel capo di imputazione, come parte offesa, ma in persona dei figli minori (non figli dell’imputato), che si sono costituiti parte civile e sono rappresentati dal curatore speciale. Sarà questo fascicolo a “parlare“ per lei.

Nell’udienza preliminare il giudice Fabio Giorgi ha disposto il processo per le ipotesi di reato formulate dal magistrato: violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e stalking, quest’ultimo quando la coppia si divise. Nel maggio 2022, dopo un lungo calvario, la donna, scomparsa da alcuni giorni, ritenendosi di nuovo non ascoltata all’esito dell’incidente probatorio, fu trovata impiccata nella cantina della sua abitazione di Ardenno, dove soltanto un anno prima aveva inscenato quel goffo tentativo di volersi togliere la vita per richiamare su di sè l’attenzione di chi avrebbe dovuto indagare in base al cosiddetto “Codice Rosso“. Il risultato fu che finì indagata e arrestata lei per tentato duplice omicidio dei figlioletti.

«Sabrina - dichiara l’avvocato Valentina Baruffi - aveva fiducia nella giustizia. Chiedeva giustizia per potere vivere serenamente la sua vita con i suoi adorati bimbi. Erano loro una famiglia. Ha chiesto fino alla fine aiuto, lo abbiamo chiesto insieme. Eppure niente. È vissuta nella totale indifferenza di chi avrebbe dovuto proteggerla. Sabrina non ha avuto giustizia da viva, mi auguro l’abbia almeno ora da morta".