CAMILLA MARTINA
Cronaca

Sondrio, nelle vene di Rachele Brenna tutto il coraggio della Resistenza

Nata nel 1923, l'8 settembre del 1943 è diventata staffetta partigiana, con il nome di Itala, e per questo è finita in carcere, prima a Sondrio poi a San Vittore.

Nella foto al centro Rachele Brenna

Sondrio, 24 aprile 2020 - Nelle vene di Rachele Brenna, 96 anni di Sondrio, scorre il coraggio della Resistenza provinciale. «È un esempio per tutti, una donna di carattere che ha rischiato la vita per gli altri», ricorda Giorgio Nana, sindacalista della Cgil provinciale, che in diverse occasioni ha invitato la signora a raccontare la sua storia. Ora è ricoverata nella Casa di riposo di Sondrio e non può più girare per la Valle, ma il suo esempio non sarà dimenticato. Nata a Sondrio nel 1923 ha imparato fin da piccola il significato di schierarsi dalla parte giusta. Gliel'ha trasmesso il padre, invalido della prima guerra mondiale.

Così, l'8 settembre del 1943, è diventata staffetta partigiana con il nome di Itala. Inquadrata nella quarta brigata Sondrio della divisione Valtellina di giustizia e libertà, ha percorso km e km per fare le consegne e accompagnare persone al fronte per farle fuggire. Cercando di salvare i perseguitati, una volta assunta dal Comune, falsificava le firme del responsabile del servizio anagrafico sulle carte d'identità. Identificata come staffetta partigiana è stata arrestata e incarcerata, prima a Sondrio dove ha subito vessazioni psico-fisiche e poi a Milano, San Vittore, dove è rimasta fino alla fine della guerra.

Il 9 maggio del 1945 è ritornata a casa e ha iniziato la sua carriera di insegnante, non scordando mai di trasmettere i valori della resistenza. Ha quattro figli, due maschi e due femmine (Sergio, Fulvio, Serena, Donatella), che ieri l'hanno salutata via tablet, al momento una delle poche modalità di comunicazione con i pazienti della Casa di riposo. «Sono circa 1100 i combattenti della Resistenza in provincia. Di questi 140 i partigiani caduti in combattimento e 48 civili morti in azioni di supporto o per rastrellamenti o rappresaglie e 144 i mutilati e invalidi», scrive Egidio Melè, presidente Anpi di Sondrio. Dei sopravvissuti, quelli ancora in vita si contano sulle dita di una mano, ma «non per questo possiamo dimenticarne il sacrificio» che gettò le basi per un Paese libero e giusto. In vigore dal 1948, «la Costituzione contiene ogni indicazione affinché il nostro possa essere un Paese libero e felice.

Dopo 72 anni non possiamo dire lo sia del tutto: la Costituzione non è attuata in ogni sua parte o valore, non tanto nelle leggi ma nel costume e pratica quotidiana di troppi cittadini e operatori delle istituzioni e della politica». Disuguaglianze, corruzione, mafie minano la democrazia. Visto che, quest’anno, il 25 aprile non potrà essere celebrato con le consuete manifestazioni, «l'Anpi propone che alle 15 del 25 aprile 2020 dalle finestre e dai balconi le persone cantino o suonino “Bella Ciao”, universalmente riconosciuta come la canzone della libertà».