Delitto don Malgesini, l'omicida: "Se si ammazza qualcuno? Non ha senso preoccuparsi"

I giudici della Corte d’Assise hanno delineato il modo di pensare dell’omicida del “prete degli ultimi“

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"Non ha senso preoccuparsi se si uccide qualcuno". Un senso di disprezzo per gli altri, che emerge dalla valutazione psichiatrica di Mahmoudi Ridha (foto), tunisino di 54 anni, condannato all’ergastolo per l’omicidio di don Roberto Malgesini, avvenuto il 15 settembre 2020, e ora contenuta nelle motivazioni della sentenza dello scorso 28 ottobre. La sua capacità di intendere e di ragionare su ciò che ha commesso, è stata uno degli aspetti fondamentali che hanno portato alla sua condanna. Così gli stessi giudici di Corte d’Assise – Valeria Costi presidente, Elisabetta De Benedetto a latere – a fronte di una incontestabile responsabilità dell’imputato, hanno dedicato larga parte delle motivazioni a questo aspetto.

"Mahmoudi – dice la sentenza, basandosi sulle valutazioni dello psichiatra e sulle testimonianze ascoltate in aula – recitava una parte con una sceneggiatura che comportava la costruzione di un complotto, ordito ai suoi danni, per espellerlo dall’Italia". In più occasioni, aveva ribadito che avrebbe fatto "qualsiasi cosa" pur di rimanere in Italia. Così, secondo i giudici, è accaduto ciò che i medici indicano come tipico di queste personalità: "Il flottare di un vissuto intensamente intollerante e frustrato". Ma l’omicidio è stato preceduto dalla "normale quotidianità di un senza fissa dimora, che si è però ben integrato nel sistema assistenziale". L’imputato è così apparso come un soggetto che "cerca il potere sugli altri e usa la manipolazione, lo sfruttamento, l’inganno per infliggere danno e realizzare la sua meta", con atteggiamenti "arroganti ed egocentrici, insieme all’insensibilità e alla mancanza di empatia verso i bisogni e i sentimenti degli altri. Diritti, proprietà o la sicurezza delle altre persone sono trascurati senza alcun rimorso". Pa.Pi.