Morto in Valmalenco, eseguita l'autopsia: "La verità per Mattia è più vicina"

I primi esiti sul giovane comasco trovato senza vita dopo giorni di ricerche

Morto in Valmalenco, nel riquadro la vittima Mattia Mingarelli

Morto in Valmalenco, nel riquadro la vittima Mattia Mingarelli

Chiesa in Valmalenco (Sondrio), 27 dicembre 2018 -  La soluzione al “giallo” di Chiesa in Valmalenco, dopo il ritrovamento - nel tardo pomeriggio della vigilia di Natale - del corpo senza vita di Mattia Mingarelli, il 30enne rappresentante di commercio di una ditta di Nuova Olonio, residente ad Albavilla, nel Comasco, di cui si erano perse le tracce lo scorso 7 dicembre, sembra vicina. Le risposte, si spera, dovrebbero giungere dall’esame autoptico. E ieri, i primi interrogativi avrebbero trovato risposta: «Mingarelli non è stato ucciso».

Alcuni sciatori della ski-area del Palù, dalla seggiovia, hanno notato una sagoma in mezzo alla neve, in un boschetto ai margini delle piste e hanno subito informato gli agenti della Polizia di Stato in servizio di soccorso. Quella sagoma era il corpo senza vita del giovane. A quel punto si è immediatamente rimessa in moto la macchina investigativa dei carabinieri, in realtà mai fermatasi. Si è trattato di un incidente durante un’escursione a circa 1700 metri ? Di un decesso imputabile a un malore ? Restava aperta anche la pista dell’omicidio.

E ieri pomeriggio, all’obitorio dell’ospedale di Sondrio, è stata eseguita l’autopsia a cura del dottor Paolo Tricomi di Lecco, disposta dal sostituto procuratore Antonio Cristillo. Un esame voluto in tempi rapidi dalla Procura, in quanto si sa che un cadavere “parla” e un’accelerata all’indagine del Nucleo investigativo provinciale potrebbe giungere dall’esito degli esami autopici sui quali si dovrà attendere più giorni per conoscerne i risultati. Da prime, parziali informazioni è emerso che segni di violenze non ne sono stati rilevati. Più probabilmente è stato vittima di una disgrazia: è scivolato, durante l’escursione, in un punto scosceso del sentiero ed è morto, forse battendo la testa sul terreno ghiacciato. O le fratture alla testa sono dovute ai colpi inferti da un corpo contundente ? Neppure sarebbero stati rilevati segni sui vestiti indossati, tali da fare supporre uno spostamento del cadavere.

Nei giorni scorsi, più volte, è stato interrogato non nelle vesti di indagato, ma unicamente come persona informata sui fatti, il gestore del rifugio “Barchi”: «Mi ha detto che voleva fare un’escursione».  Una breve gita finita in tragedia. «Il mio assistito - spiega l’avvocato Maurizio Carrara - è stato ascoltato 5-6 volte. L’ultima, in caserma a Sondrio, domenica 23 dicembre. Non è stato avvisato dell’autopsia, proprio perchè non risulterebbe indagato. Ha riferito di avere trovato nella neve il cellulare di Mattia e di avere bevuto e mangiato qualcosa con lui».