Morto in Valmalenco, eseguita l'autopsia: "Nessun segno di violenza"

Secondo i primi dati parziali, la morte del ragazzo potrebbe essere riconducibile a una disgrazia in montagna

Matteo Mingarelli

Matteo Mingarelli

Chiesa in Valmalenco (Sondrio), 26 dicembre 2018 -  Il "giallo" della Valmalenco, con il ritrovamento in un bosco a poca distanza dalle piste da sci la vigilia di Natale del cadavere di Mattia Mingarelli, il 30enne rappresentante di commercio di Albavilla, centro del Comasco, sembra destinato a sgonfiarsi.

Si è conclusa poco fa l'autopsia, eseguita oggi pomeriggio nella camera mortuaria dell'ospedale civile di Sondrio, e secondo i primi, parziali risultati non è emerso nulla che faccia ricondurre il decesso del giovane comasco a un evento violento. Insomma, non si sarebbe trattato di un omicidio, una delle ipotesi al vaglio dei carabinieri del Nucleo investigativo di Sondrio. Ma la morte del ragazzo potrebbe essere riconducibile, invece, a una disgrazia in montagna: un'escursione che si è conclusa tragicamente. Il luogo in cui il corpo senza vita è stato rinvenuto, su segnalazione di alcuni sciatori che l'hanno visto dalla seggiovia, è piuttosto scosceso, quindi il rappresentante di commercio potrebbe aver messo un piede in fallo scivolando sul terreno ghiacciato e perdendo la vita nella piccola scarpata. Sul fatto che non sia stato ritrovato prima, non mancano precedenti, come quello della povera Yara Gambirasio uccisa in provincia di Bergamo e la cui salma venne scoperta in un campo.

Ripetiamo: si tratta delle prime indiscrezioni sull'esame autoptico eseguito dal dottor Paolo Tricomi di Lecco su incarico del sostituto procuratore Antonio Cristillo, titolare dell'inchiesta. Ma, al momento, è impossibile avere conferme ufficiali da uno dei due. Probabilmente, nella giornata di domani, darà qualche dettaglio il procuratore di Sondrio, Claudio Gittardi. L'autopsia è iniziata attorno alle 14 e si è conclusa poco prima delle 18 di oggi, giorno di Santo Stefano.