Michele Pusterla
Cronaca

Droga a Sondrio, i valtellinesi aiutavano i pusher con cibo, champagne, riparo e passaggi in auto

Dopo la retata che ha portato all’arresto di 21 persone, sono iniziati gli interrogati di garanzia

“Zona mia“, maxi-retata in Valtellina contro la banda di spacciatori

“Zona mia“, maxi-retata in Valtellina contro la banda di spacciatori

Sondrio – Primi interrogatori di garanzia, nella mattinata di ieri a Palazzo di giustizia di Sondrio, di alcuni dei 21 arrestati per spaccio di droga nei giorni scorsi dalla Squadra Mobile della questura di Sondrio (con l’aiuto nella fase finale della Mobile di altre città lombarde e di altre Regioni). Davanti al gip Fabio Giorgi, che aveva firmato l’ordinanza, e ai sostituti procuratori Giulia Alberti e Chiara Costagliola che avevano coordinato l’attività investigativa dei detective del commissario Niccolò Battisti durata sei mesi, sono comparsi alcuni dei fermati. Uno degli interrogati è Gianluca Volpe, di Buglio in Monte, assistito dall’avvocato di fiducia Rocco Pirrotta, mentre il fratello Matteo - uno ha 40 anni e l’altro 46 - è stato convocato per oggi alle 9.30, sempre nell’aula 12 del Tribunale sondriese.

Un altro valtellinese finito in carcere è Michele Panzeri, 54 anni, di Sondrio. Una donna, sempre della provincia di Sondrio, di cui non riveliamo l’identità soltanto perché la figlia è molto malata, è stata rinchiusa nella sezione femminile del penitenziario Bassone di Como. Il giudice si è riservato le decisioni sul conto degli interrogati, mentre altri lo saranno su sua delega in altre città nelle cui Case circondariali si trovano reclusi dopo il blitz.

I valtellinesi nei guai avevano il ruolo di stretti collaboratori degli spacciatori, a cui portavano il cibo e bevande nei boschi (talvolta ordinavano pure champagne), garantivano un riparo nelle proprie abitazioni nei giorni di maltempo, la possibilità di farsi una doccia calda e li scorrazzavano, facendo loro da autisti, andando, ad esempio, a prenderli a Milano con le loro auto per portarli nei luoghi stabiliti per la vendita delle dosi. L’operazione “Zona mia" ha permesso di arrestare e accusare di detenzione illecita, trasporto e cessione di stupefacenti ai fini di spaccio anche loro, i valtellinesi, nel ruolo di stretti collaboratori dei marocchini, divisi in due gruppi, guidati da altrettanti fratelli.