
Matteo dell'Oca società No Radon
Sondrio, 23 ottobre 2020 - Perfettamente naturale, per tanto tempo ignorato. Il radon, gas radioattivo che esala dal terreno nelle zone dove è più alto il decadimento dell’uranio presente nelle rocce, può costituire un rischio per la salute. La Lombardia non è fra le zone italiane più esposte in numeri assoluti e per presenza di abitanti nelle aree a maggior concentrazione, ma è sottoposta comunque a uno stretto monitoraggio condotto dall’Arpa, che periodicamente aggiorna pianificazione e sistemi di controllo. In totale, nell’arco degli ultimi 5 anni, l’Arpa ha misurato il radon presente in 4.600 ambienti in tutta la regione. Ne è nata una mappa, che segnala in rosso le aree nelle quali le stanze al piano terra hanno oltre il 20% di probabilità di accumulare una quantità di radon tale da fornire 200 becquerel - l’unità di misura della radioattività- per metro cubo d’aria. Una quantità che è superiore al comune livello di fondo presente in natura. E che può essere eliminata attraverso una particolare attenzione nel ricambio d’aria degli ambienti. Le aree più esposte sono quelle che per natura geologica maggiormente si prestano al fenomeno. L’area orobica e l’area della Valtellina. Alcuni comuni a sud di Brescia e il territorio, lungo il Ticino, a cavallo fra la provincia di Varese e quella di Milano e nell’area del Lago Maggiore e il Comasco. Molto attenuato il fenomeno, invece, nelle province della Bassa.
La Valtellina è uno dei territori in Lombardia con il più alto tasso di concentrazione da radon, il gas radioattivo naturale che si forma nel terreno a causa del decadimento dell’uranio presente nelle rocce, da tempo al centro di costanti controlli da parte dell’Arpa e delle agenzie territoriali per la salute. Per combattere i rischi, la Provincia di Sondrio sta mettendo in atto, da un anno a questa parte, una serie di misurazioni degli edifici pubblici, con particolare attenzione per le scuole. Per il momento, i controlli si sono effettuati su 6 edifici scolastici del territorio.
In tre di questi è stato necessario effettuare la bonifica, perché l’accumulo di gas è risultato eccessivo rispetto ai livelli di soglia. Per portare avanti queste operazioni è stata incaricata una ditta del territorio. "Con una delle scuole della zona – spiega spiega Matteo Dell’Oca, della No-Radon di Traona – l’anno scorso abbiamo avviato un progetto didattico volto a far conoscere agli studenti questo gas e i suoi rischi, la seconda causa di tumore ai polmoni dopo il fumo di sigarette, agli studenti. Successivamente, abbiamo fatto con loro anche alcuni sopralluoghi sul cantiere, per far conoscere anche le modalità di intervento per la bonifica di un locale".
Nelle stanze chiuse, soprattutto quelle a contatto con il terreno, il radon può concentrarsi e senza l’adeguato ricambio d’aria potrebbe raggiungere livelli anche molto elevati. I seminterrati e i locali al pianterreno sono particolarmente interessati dal fenomeno. Gli interventi variano a seconda della situazione rilevata e dell’edificio. Nei casi più rilevanti, è necessario creare dei pozzi che risucchiano il radon e successivamente lo disperdono all’esterno.