Quindici giorni in cammino Ora ha una casa

Quindici giorni a piedi per scappare dalla guerra, con in braccio un bambino autistico di 3 anni e per mano la figlia più grande di 10 costretta a diventare una ragazzina troppo in fretta. Ad affrontare il viaggio di due settimane per raggiungere la frontiera polacca è stata una giovane mamma ucraina 33enne. A raccogliere ed accogliere lei e i due figli è stato nei giorni scorsi il professor Fabio Carlini, docente di religione all’istituto superiore Francesco Viganò di Merate, che, dopo aver raggiunto Varsavia e aver sistemato su un primo pullman 37 profughi ucraini, si è spinto fino ai confini con l’Ucraina per portare in Italia pure la mamma con i due bimbi piccoli al seguito. "Sono sconvolto, non ho mai affrontato un’esperienza così dura, faticosa e dolorosa ma abbiamo compiuto ciò che è giusto – ammette il professore, sebbene sia stato più volte in missione in luoghi estremamente poveri -. Negli occhi di queste persone ho colto smarrimento e un senso di sospensione: non sanno cosa riservi loro il futuro. È terribile. Hanno molta paura, dobbiamo restituire loro luce e speranza". Durante il lungo tragitto verso l’Italia la mamma e il bambino sono stati anche male e al loro arrivo il piccolo è stato ricoverato in ospedale, poiché non ha retto né allo stress né alla stanchezza di una situazione che piegherebbe chiunque, figuriamoci un bimbo con autismo. Sono stati accompagnati a Firenze. "Il bambino così può essere assistito all’ospedale pediatrico Meyer – racconta l’insegnante -. Non è stato semplice convincere la mamma, ha temuto la stessimo ingannando perché per non far scappare i profughi verso l’Europa raccontano loro che verranno imprigionati. Fortunatamente ci ha aiutato una mediatrice culturale. D.D.S.