ROBERTO CANALI
Cronaca

Nessuno vuole trasferirsi al Pronto soccorso di Sondalo, arrivano i privati

Il caso dell’ospedale Morelli. I sindacati: "Livelli preoccupanti del servizio"

Pronto soccorso dell'ospedale Morelli

Sondalo (Sondrio) - Siccome è stato impossibile reclutare  medici disposti a trasferirsi in valle per mandare avanti il Pronto Soccorso, a mandare avanti il servizio all’ospedale Morelli di Sondalo a partire dal primo di ottobre ci penseranno i privati. L’appalto, della durata di un anno, è stato vinto dalla società Med Right Srl che metterà a disposizione i camici bianchi. Inutile dire che i sindacati non l’hanno presa bene. "Siamo di fronte a un fatto gravissimo – interviene Michela Turcatti, segretaria della Cgil Funzione Pubblica di Sondrio – che evidenzia i livelli estremamente preoccupanti che ha raggiunto il servizio ospedaliero nella nostra provincia. A muovere verso questa decisione l’azienda sociosanitaria è stata la carenza di personale, una situazione che abbiamo denunciato più volte ed è stata, evidentemente, troppo spesso e troppo a lungo, inascoltata o sottovalutata. Si tratterebbe, per il vertice di Asst Valtellina e Alto Lario, di una scelta obbligata, dopo l’esito negativo degli avvisi per reclutare nuovo personale, sia a tempo indeterminato che a tempo determinato. In pratica non si è più in grado nemmeno di garantire un servizio essenziale come il Pronto Soccorso". 

Se il privato è la soluzione più comoda per garantire il servizio nell’immediato i sindacati si interrogano su quel che potrà avvenire in futuro. "L’esternalizzazione è una scelta che non garantisce né la struttura né i pazienti. Il Pronto Soccorso rappresenta un punto essenziale nell’assistenza offerta al territorio. Richiede una competenza nelle procedure di urgenza con una formazione specifica per quella funzione. I pazienti devono trovare medici in grado di indirizzarli nei servizi più appropriati, in grado di saper valutare l’urgenza. Tutte condizioni che non possono essere garantite reclutando personale medico attraverso una struttura privata". 

Secondo la Cgil la colpa è del taglio di risorse e formazione del personale fatto a livello nazionale e regionale. "A pagare il prezzo maggiore di tutto ciò, sono i territori periferici come il nostro, a torto o ragione considerati meno attrattivi dai medici e dal personale sanitario in generale – conclude Michela Turcatti - Come questa Asst e il territorio risultino poco o per nulla attrattivi, è un triste dato di fatto che neppure gli incentivi economici sono riusciti a compensare. Basti vedere il numero esiguo di specialisti che rispondono ai concorsi che via via vengono banditi".