
Raffaella Natale (foto Bergamini)
Sondrio, 15 novembre 2020 - Occhi color nocciola e un sorriso tanto sincero quanto contagioso. Eppure nella voce e fra le parole di "Se un giorno io potessi…" si cela anche il dolore delle donne vittime di violenza. È questo il titolo del brano scritto e interpretato da Raffaella Natale, napoletana che dal 2003 vive e lavora in Valtellina come poliziotta della Questura di Sondrio. Dall’impegno indossando la divisa alle attività di volontariato nelle vesti di artista e pittrice il passo è breve. Sue infatti le opere realizzate lo scorso dicembre il cui ricavato è stato devoluto all’Associazione per il bambino in ospedale quale concreto sostegno ai piccoli ricoverati a Sondrio. Fra i colori di una tela alle note di uno spartito, la sensibilità di Raffaella Natale è parte integrante di un processo artistico che fa della sinestesia il suo elemento fondante, sempre e comunque foriero di speranza. È così anche per la sua ultima canzone: un invito rivolto a tutte le donne a riemergere dal buio di una relazione tossica partendo dalla luce che brilla in ciascuna ma che troppo spessa la mancanza di autostima tende ad offuscare.
Com’è riuscita a trattare il tema della violenza di genere con tanta delicatezza? "Ci ho provato nella convinzione che la vita vada affrontata sempre con il sorriso, a prescindere dalle ferite che ci portiamo dentro. Non a caso nel testo dico "guardo il panorama anche se fuori piove". Ma uso anche l’espressione "spiegarti i miei silenzi", perché è fondamentale invitare le donne ad aprirsi e a denunciare ogni forma di violenza, sia fisica che psicologica".
Ma come nasce il brano? "Nella canzone c’è sicuramente una parte del mio vissuto, ma anche un insieme dei tanti racconti di amiche, dei più tristi fatti di cronaca e del disagio vissuto da molte donne. Con questo pezzo volevo trasmettere un messaggio importante: tutte abbiamo diritto ad avere accanto un uomo che ci faccia sentire belle con i nostri difetti, poiché la perfezione risiede nell’amore per ogni propria piccola imperfezione. Ringrazio poi i musicisti Ivan Azzetti, Simone Zecca e Gabriele Ceci per aver collaborato alla realizzazione del brano così come Alessia Bergamini e Antonio Bertoldini".
Anche il paesaggio bucolico di Premana che fa da cornice al video vuole essere un inno alla libertà? "Esatto. Quel luogo è magico, rivive un sapore antico e unico. Anche la scelta di girare il video a piedi scalzi è simbolica: un tentativo di infondere coraggio in tutte le donne che hanno avuto a che fare con uomini che hanno cercato di seminare spine lungo il loro cammino".
Ha in serbo altri pezzi? "Entro la fine dell’anno, su tutte le piattaforme digitali, uscirà un Ep composto da quattro brani: un altro dedicato al tema dell’amore ai tempi dei social e due in dialetto napoletano, ma tutti con messaggi sociali e di stretta attualità".