ANDREA
Cronaca

Parche parole eroici silenzi

Lodi è una città lacerata da saccheggi e distruzioni, ma anche un luogo di ricordi e silenzi. Nel suo interno si ripercorrono le tracce di storie di dolore e gioia, come l'esodo dei lodigiani verso Pizzighettone o la principessa Sissi. Una sonata di Mozart, versi di Leopardi e goliardate dei soldati di Carlo Alberto.

Maietti

Infelice città, scrive di Lodi il Guicciardini, città lacerata da saccheggi e distruzioni, a partire da quelle sofferte per mano dei milanesi, soprattutto la seconda, quella del 1158. Ottone Morena, giudice imperiale, dell’esodo dei lodigiani verso Pizzighettone: "Le donne con uno dei piccoli al collo, un altro in braccio, altri attaccati agli orli dei loro vestiti e gli altri che venivano dietro, ed era notte e pioveva". Non c’è ostentato dolore in questo corteo di gente senza più nulla, anche le lacrime non fanno rumore. Certi modi di prendere la vita si tramandano, si avvertono tuttora nei cortili, negli interni della città di Lodi. Ada Negri ricorda i silenzi del suo (e nostro) San Francesco, il tempio dalle bifore tra le quali il cielo si specchia (talvolta) "con pupille azzurre"; più spesso vi alitano fiati di nebbia apparentemente nemica, in realtà balsamica dopo i tradimenti dell’estate: "O ceri, o arcate, o pace di convento, o larve erranti negli sfondi oscuri, o gracili Madonne del Trecento che impallidite sui giallastri muri". Gli interni di Lodi sono antri di ricordi, ogni passo solleva echi che sgorgano dai secoli, ma non vanno oltre il sussurro. Anche quando si tratta di ricordi che avrebbero tutti i diritti di gridare forte: come quelli che riempiono i silenzi del cortile di Palazzo Modigliani (puoi vederla la giovane leggiadra principessa Sissi avviarsi leggera su per gli scaloni del palazzo ?) Una sonata di Mozart a fermare il tocco importuno delle campane della chiesetta della Gatta. L’abbozzo di versi immortali ("Dolce e chiara è la notte e senza vento") di un omino di Recanati nel chiostro del Liceo Verri, dove gli era stata promessa una cattedra di Letteratura, ahinoi mai assegnata. Lo zoccolio dei cavalli, le goliardate dei soldati di Carlo Alberto – pallido italo Amleto – in un cortile di Corso Archinti. Gli interni di Lodi sono domestici chiostri dove si spendono parche parole, dove le fitte del dolore e della gioia ristagnano all’argine ultimo degli occhi.