Valtellina, la valle tra due orsi: "Massima attenzione alla Statale 38"

M19 s’è svegliato dal letargo, un altro esemplare s’aggira sul Mortirolo. Scattano le operazioni di controllo

Orso in Valtellina

Orso in Valtellina

Sondrio, 25 aprile 2019 - Sono due gli orsi bruni che si aggirano in Valtellina in queste settimane. Uno è quasi certamente M19, lo stesso che l’anno scorso aveva attaccato le arnie fra Ponte, Teglio, Bianzone e Brusio, nella vicina Svizzera. E infatti, appena svegliato dal letargo, è tornato nella stessa zona battuta l’estate scorsa e ha già "visitato" apiari in due zone diverse di Bianzone e sbranato una pecora e una capra sopra Teglio. Un esemplare di circa 7 anni, che ormai ha raggiunto la piena età dell’accoppiamento e che quindi potrebbe tornare presto in Trentino in cerca di una femmina che nel territorio valtellinese non troverebbe. C’è, poi, un secondo plantigrado che si aggira, invece, sopra Grosio e Mazzo di Valtellina, nella zona del Mortirolo. In questo caso non si sono registrati gravi danni provocati dall’animale, ma la sua presenza è stata accertata non solo da alcune persone che lo hanno visto, ma anche da tracce raccolte dagli agenti della polizia provinciale di Sondrio, che stanno monitorando gli spostamenti dei due orsi. Tutti i campioni raccolti in queste settimane (peli e resti delle predazioni da cui è possibile ricavare il Dna degli orsi ed identificarli) sono già stati inviati all’Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.  

L'orso, o meglio gli orsi, si sono svegliati dal letargo. Si contano i danni in provincia di Sondrio, provocati in particolare da uno dei due plantigradi che si stanno aggirando in Valtellina.  «Al momento non c’è una situazione di allarme, non si sta valutando di effettuare alcuna opera di dissuasione, anche perché, nonostante abbia fatto diversi danni, è un animale molto schivo e timido, e non sta creando possibili pericoli alle persone – spiega Maria Ferloni, tecnico faunistico della Provincia e referente territoriale per i grandi carnivori, che si riferisce in maniera particolare al plantigrado che ha effettuato incursioni in apiari e ovili tra Bianzone e Teglio, probabilmente l’esemplare di 7 anni M19 -. Finché l’orso mangia di notte e si rifugia di giorno e, soprattutto, ha paura dell’uomo, siamo relativamente tranquilli. Teme l’uomo e non lo attacca, finora è stato visto da una sola persona, tra l’altro in una zona molto impervia, a 900 metri di quota, e non è stato minimamente minaccioso, appena si è accorto dell’osservatore se n’è andato. Il fatto, però, che si sia avvicinato molto agli abitati e che abbia iniziato a predare anche animali, non solo apiari, per noi è motivo per essere doppiamente attenti a quello che fa. La presenza in fondovalle preoccupa nel caso decidesse di attraversare la statale 38 per portarsi nelle Orobie e che ciò possa provocare un incidente con tutte le conseguenze per chi è alla guida e per l’orso».

E se il pericolo per l’uomo, almeno al momento, sembra marginale, ad essere minacciati maggiormente in questo momento sono gli apiari. «Per questo motivo ci rivolgiamo in particolare agli apicoltori – prosegue il tecnico faunistico della Provincia di Sondrio –: il modo più efficace per proteggere le arnie è quello di installare recinti elettrificati. Chi si trova in un’area a rischio e ha i recinti li utilizzi, chi ha bisogno ci contatti».

L’orso, comunque, in Valtellina è solo di passaggio. «Negli ultimi tre anni – ha spiegato Maria Ferloni in un incontro informativo a settembre dell’anno scorso – sono passati in Valtellina più di venti orsi, undici li abbiamo tracciati geneticamente. Si tratta in tutti casi di maschi giovani provenienti dal Trentino, dove 18 anni fa è nato il progetto «Life Ursus». Tendenzialmente, quando si staccano dalla mamma poi si mettono a camminare e passano anche dalla Valtellina. Cercano cibo, poi quando sono più grandi e vogliono accoppiarsi tornano in Trentino, dove si trovano gli esemplari femminili. E’ il caso di M19, che ormai ha 7 anni e presto potrebbe tornare in Trentino per accoppiarsi. Nel 2018 dovrebbero essere transitati in provincia quattro plantigradi: due di loro, tra cui M18, l’unico dotato di microchip, stanno più che altro in Valcamonica, e ogni tanto sconfinano da noi».