REDAZIONE SONDRIO

Omicidio di Brusio: «Il moldavo si portò la pistola Beretta acquistata da due albanesi per uccidere»

Iniziata la requisitoria del pm. Ezio Gatti è accusato di essere il mandante della mattanza di Brusio, Cojocaru l'esecutore materiale. La sentenza per l'omicidio di Brusio è attesa per l'inizio di novembre di Susanna Zambon

Ruslan Cojocaru, accusato dell'omicidio di Brusio, in tribunale con un agente della penitenziaria

Sondrio, 7 ottobre 2014 - Si sta avviando alle battute finali il processo per il duplice omicidio dei coniugi Gianpiero Ferrari e Gabriella Plozza, trovati uccisi nella loro casa di Zalende di Brusio il 21 novembre 2010, processo che vede alla sbarra il valtellinese Ezio Gatti e il moldavo Ruslan Cojocaru. Ieri mattina si è svolta una nuova udienza e il Pubblico ministero, la dottoressa Luisa Russo, ha iniziato la propria requisitoria, che terminerà giovedì con le richieste nei confronti dei due imputati.

Toccherà poi ai due legali difensori (l’avvocato Carlo Taormina per Gatti, Rossella Sclavi per Cojocaru) pronunciare le loro arringhe. A quel punto, quindi, la Corte d’Assise di Sondrio (presieduta dal dottor Pietro Della Pona, giudice a latere la dottoressa Barbara Licitra, e composta da sei giudici popolari) si ritirerà per la sentenza, che potrebbe arrivare all’inizio del mese prossimo. Da ieri, dicevamo, la parola è all’accusa, che ha cominciato a ricostruire le indagini che hanno portato ad accusare il valtellinese di essere il mandante e lo straniero l’esecutore materiale del duplice delitto.

In particolare, la dottoressa Russo si è soffermata sulla premeditazione all’origine dell’omicidio. «La tesi della difesa è che si sia trattato di un delitto di impeto – ha spiegato ieri mattina – e parla di una lite improvvisa sfociata nell’omicidio. Asseriscono che l’assassino abbia utilizzato un’arma trovata nell’ufficio dei Ferrari, che avevano a disposizione un grande arsenale. Ma i dati oggettivi dimostrano il contrario: nessuna delle 77 armi presenti nella casa mancava all’appello dopo l’omicidio, e nessuna di quelle trovate corrisponde alla pistola che ha ucciso marito e moglie. L’assassino si è portato la Beretta per uccidere i coniugi Ferrari». A premere il grilletto, l’accusa ne è sicura, forte anche della prova del Dna che lo colloca sulla scena del crimine, è stato Cojocaru, «che ha comprato la pistola da due fratelli albanesi a cui ha pagato 350 euro in due diverse tranche».