Novate Mezzola, sfila la rabbia dei cittadini: "Ex Falck, vogliamo la verità"

Sit-in del comitato cittadini davanti al Palazzo di giustizia del capoluogo. L’udienza preliminare rinviata per la terza volta

Novate Mezzola, ex Falck: sfila la rabbia dei cittadini

Novate Mezzola, ex Falck: sfila la rabbia dei cittadini

Novate Mezzola (Sondrio), 10 dicembre 2019 - Rinviata per la terza volta, al prossimo 16 aprile, l’udienza preliminare del processo Falck, per accertare se dall’ex stabilimento industriale di Novate Mezzola si è effettivamente disperso nell’ambiente cromo esavalente.

«Speravamo che si potesse passare alla fase successiva del processo – hanno sottolineato la ventina di attivisti del comitato «Salute ambienti valli e lago» in città, nella mattinata di ieri, per un sit-in davanti al Tribunale – La nostra attenzione rimane comunque alta e continueremo a mobilitarci per chiedere verità e giustizia». Quello di ieri è il terzo rinvio dell’udienza preliminare – convocata una prima volta il 12 settembre e una seconda il 10 ottobre – chiesto dalla difesa che, in base a quanto affermato dagli avvocati, non avrebbe avuto modo di accedere alla totalità degli atti a carico dei tredici indagati fra vertici della società Novate Mineraria Srl, Marco Pensa, Marco Butti, Aldo Cappi e Dario Comini, della Novamin Spa, Giuseppe Bartolini, della Provincia di Sondrio, Daniele Moroni e Giambattista Bertussi, di Arpa Sondrio, Carlo Pellegrino e Maurizio Tagni e di Regione Lombardia, Nicola Di Nuzzo, istruttore referente nel procedimento amministrativo di bonifica della ex area Falck. Unitamente alla Novate Metallurgica Novamet Spa, oggi in liquidazione, sono indagati, a vario titolo, chi per omessa bonifica dei luoghi inquinati e chi anche per false attestazioni in merito alla conformità alle normative della asserita bonifica effettuata. Parte dei fascicoli riguardanti l’ex stabilimento industriale di Novate, infatti, sarebbero stati depositati presso il Tribunale di Sondrio e parte presso la caserma della Forestale.

E proprio per questi ultimi fascicoli, secondo la tesi della difesa, sarebbe da imputare il rinvio accordato dal magistrato Antonio De Rosa: secondo gli avvocati, infatti, non sarebbe stato possibile consultare i documenti conservati nella caserma. Se il giudice dovesse, il prossimo 16 aprile, decidere di accogliere le istanze della difesa – incaricata di tutelare gli interessi degli imputati su cui pende l’accusa di disastro ambientale, falso in atto pubblico e illeciti amministrativi – il processo subirebbe una battuta d’arresto: sarebbe infatti necessario riaprire la fase dell’incidente probatorio e, in un secondo momento, convocare una nuova udienza preliminare. Nella stessa seduta De Rosa dovrà anche esprimersi in merito all’ammissibilità della costituzione di parte civile del comitato «Salute ambiente valli e lago», fin da subito attivo nel chiedere verità.

L’udienza preliminare segue al sequestro probatorio – avvenuto nel maggio 2018 - della discarica del Giumello, nel Comune di Samolaco, e di parte dell’ex area industriale a Novate. Entrambe le zone poste sotto sigillo dagli inquirenti venivano utilizzate per interrare le scorie derivati dagli scarti della lavorazione dell’acciaio, ricche di cromo esavalente, sostanza altamente nociva e cancerogena. La speranza è quella di riuscire ad accertare i reali livelli di inquinamento presenti nel terreno e, presumibilmente, nell’area circostante, adiacente al lago di Novate. Rimane infatti elevato il rischio che il lago – vicino alla riserva del Pian di Spagna, area umida protetta più grande d’Europa - possa essere stato raggiunto dal metallo pesante. Il sequestro era stato preceduto da quello effettuato nell’aprile del 2017 quando, al centro dell’indagine – iniziata negli ultimi mesi del 2016 - si erano venuti a trovare i piezometri, le vasche e i pozzi d’ispezione che costituiscono la rete di monitoraggio delle acque limitrofe alla vecchia area industriale.