EMILIO
Cronaca

Non solo ombra. L’incanto della “pubbia”

L'amico di Emilio, "Risti", è triste e arrabbiato perché il Comune ha abbattuto una "pubbia", un pioppo amato da sempre. Il dialetto gioca con i sessi delle parole, come "guanto" che diventa "guanta", e "pubbia" che diventa plurale "i pubbi". Una poesia di Delio Tessa ricorda una "pubbia" abbattuta da un temporale.

Magni

L’altra mattina l’amico Aristide, detto "Risti" era tutto triste e arrabbiato quando è giunto al "canton di ball", all’angolo della piazza principale, dove amano radunarsi gli anziani a "contarla su". Il suo volto buio ha subito scatenato qualche domanda sul perché di tanto sconforto. "Risti" ha subito spiegato: "Pensì un pu: el cumun l’ha tra giò quella bela pubbia che tütt i mattin vardavi quand spalancavi la finestra". Dunque l’Aristide era triste e pure arrabbiato perché quelli del Comune hanno abbattuto il bel pioppo che "da sempre" era amato da chi come lui lo ammirava. Pioppo, maschile in italiano, diventa femminile in dialetto, "la pubbia", come ha detto il "Risti". Il dialetto si diverte a cambiare sesso alle parole. Il guanto diventa la "guanta", il sale la "sa", l’orto l’"urtaia", lo sci, la "scia". E altri ancora. La "pubbia" del "Risti" mi ha portato alcuni ricordi. Rammento mio padre che spesso mi rimproverava perché a scuola ero un po’ somaro. Per dire che ero cresciuto senza aver ancora combinato nulla di buono, affermava: "Te se vegnu grand perché ven grand anca i "pubbi" del Pian". Si riferiva ai bei pioppi giganti che ancora adesso si alzano nella fertilissima pianura di Erba tra i laghi di Alserio e Pusiano. È curioso però osservare come il termine pioppo che diventa femminile in dialetto poi però torna maschile se detto al plurale: "i pubbi". E anche in questi curiosi dribbling sono la forza e la bellezza del dialetto. La "pubbia" mi fa ricordare anche una bella poesia di Delio Tessa il grande poeta dialettale milanese. Nel canto "La pubbia de Ca’ Colonnetta", Tessa racconta che un bel pioppo di oltre duecento anni e che dominava il giardino della villa Colonnetta a Milano, è stato abbattuto da un forte temporale. Giace così a terra da qualche anno però a ogni primavera tornano a crescere le foglie. Ecco i versi di Tessa dedicati alla "pubbia": "L’è finida! eppur...bell’e inciodada lì, la cascia ancamò, la voeur nò morì, adess che gh’è chì Primavera..."

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