Si è tenuto ieri, con inizio attorno alle 13.30, nel carcere milanese di San Vittore l’interrogatorio di garanzia del 51enne Massimo Dato, uno dei tre milanesi arrestati nei giorni scorsi dai carabinieri della Compagnia di Sondrio, su ordine di custodia cautelare firmato dal gip del Tribunale valtellinese, Fabio Giorgi, in accoglimento alla richiesta formulata dal sostituto procuratore Stefano Latorre.
L’inchiesta che ha portato in carcere lui e il coetaneo Tiziano Pedone con il quarantenne Marco Crocenzi è quella che riguarda il rogo doloso che, la sera del 16 settembre, ha distrutto l’edificio di Castione che ospitava il magazzino della Work Safety Spa dell’imprenditore Andrea Taurino, il cui avvocato, Francesco Romualdi, in una lettera sottolinea come il suo assistito debba "ritenersi parte lesa dell’incendio", respingendo che "per precedenti penali in tema di sicurezza, errori peraltro emendati, si adombri il sospetto di una sua corresponsabilità nell’incendio, di cui è invece vittima". Riflessioni da rivolgere, semmai, a chi indaga e che ha deciso di perquisire gli uffici dell’azienda di Taurino per avere un quadro il più completo possibile. "Al mio assistito Dato - ha spiegato l’avvocato Alberto Zulian di Bormio - è stato chiesto dell’uso della benzina e delle targhe posticce apposte sul Fiorino. Si è dimostrato collaborativo e quando il giudice di Milano che l’ha interrogato per circa 40 minuti, su delega del collega Giorgi, gli ha chiesto da chi fossero stati mandati ad appiccare il fuoco ha risposto di non saperlo".
Michele Pusterla