"Non eliminate i passaggi a livello di San Giacomo"

Teglio, il Comitato popolare nell’ultima riunione ha ribadito il forte no al progetto di Rfi

Il Comitato per la viabilità tellina dice no al progetto di fattibilità redatto da RFI e concordato con Regione Lombardia, Provincia e Comuni interessati, riguardante l’abitato di San Giacomo di Teglio. In sostanza il progetto prevederebbe la dismissione di due passaggi a livello (quello sul ponte sull’Adda e quello poco più a valle a centro paese), la chiusura del ponte, la realizzazione di sottopassi. La proposta non piace e nella riunione tenutasi nei giorni scorsi tante persone hanno ribadito il loro no "alla chiusura del passaggio a livello sul ponte che è il più sicuro su tutta la tratta da Colico a Tirano e che di fatto taglierebbe in 2 il paese sia dal punto di vista sociale che economico – dicono dal Comitato –. Un secco no al convogliare il traffico sulla statale 38 senza che vi sia una adeguata soluzione di immissione e uscita dalla stessa regolata da strutture che ne garantiscano la piena sicurezza per gli automobilisti, rotonda o semaforo, e un no alla chiusura del passaggio a livello nei pressi della stazione ferroviaria, per il quale non si rilevano criticità e che, al contrario, causerebbe il totale isolamento dei residenti. Questi sono i punti cardine sui quali i cittadini non intendono assolutamente cedere, ma dare battaglia sino in fondo. Molte sono le cose ancora oscure che si nascondono dietro a questi progetti e, tra queste, la scelta dei passaggi a livello da chiudere (il più pericoloso sul territorio di Teglio non viene neppure menzionato) oltre al vero scopo di tutta questa operazione che non genera alcun vantaggio alla viabilità di valle aumentandone invece il pericolo per gli automobilisti". "La problematica della viabilità sulla SS38 – concludono i rappresentanti del Comitato per la viabilità tellina - non la si risolve con interventi a spot volti a distruggere e a destabilizzare l’esistente ma, solo con visioni “alte“ a salvaguardia delle specificità del territorio e del patrimonio umano che ci vive e ci lavora". Fulvio D’Eri