Morti nella Rsa di Gussago: "Non abbiamo taciuto il focolaio"

Carlo Bonometti, presidente di Fondazione Richiedei, replica a Federica Balestrieri che ha perso la madre e sollevato il caso

Migration

di Federica Pacella

"Scarsa trasparenza? Non mi pare che il focolaio nella Rsa sia stato taciuto. Per fortuna ce ne siamo accorti grazie ai tamponi che facciamo ogni 15 giorni anziché ogni 30 come prevede la norma. Ora li stiamo facendo ogni 3 giorni". Carlo Bonometti, presidente di Fondazione Richiedei, replica così a Federica Balestrieri, ex giornalista Rai, che ha perso la madre il 30 dicembre, morta al Civile per Covid. La positività era stata scoperta il 17 dicembre, 43esimo giorno dal ricovero nella riabilitazione del Richiedei di Gussago; era risultata positiva anche la compagna di stanza.

Già prima di Natale Balestrieri aveva sollevato il tema sulla stampa, chiedendo come fosse possibile contagiarsi in una struttura blindata e se fossero avvisati i parenti degli altri degenti. Nei giorni scorsi, Balestrieri ha rilanciato le stesse domande, dopo la notizia del focolaio rilevato nella Rsa del polo di Gussago (20 gli asintomatici). La struttura precisa che "non sussiste alcun nesso di casualità tra le positività delle due pazienti ricoverate, accertate in data 1718 dicembre presso il riparto di riabilitazione e le positività emerse oltre un mese dopo". Né gli spazi ("riabilitazione ed Rsa si trovano in edifici diversi e distanti") né i tempi consentono di ipotizzare un legame tra i due episodi. Bonometti spiega di comprendere il dolore di Balestrieri, anche per aver vissuto in prima persona una vicenda analoga.

"Abbiamo delle ipotesi su quanto accaduto a dicembre, non suffragate da prove. Capisco che questa incertezza costituisca motivo di risentimento, ma non si può sparare nel mucchio, gettando fango. Facciamo le cose con estrema accuratezza". Quanto alla possibilità di comunicare ai parenti dei degenti la presenza di positivi in reparto, per Bonometti "è inutile creare allarmismo se uno ha un tampone negativo". Il sindaco di Gussago, Giovanni Coccoli, interpellato sulla vicenda, commenta: "Sento quotidianamente il Richiedei, la difficoltà è quella che stanno vivendo molte di queste strutture in tutta Italia. Posso dire che la Fondazione si è spesa sin dai primi giorni sul fronte Covid, so che c’è la massima serietà e professionalità".

Il primo cittadino si è speso in prima persona, chiedendo, ad esempio, al sacerdote (sostituito del cappellano, positivo a Covid), di attendere l’esito del tampone prima di andare a dire messa nella cappella dell’ospedale. "Capisco il dolore, comprendo un po’ meno questo accanimento – continua Coccoli – sono d’accordo, invece, se il tema è di mettere in campo azioni di contenimento, come avvisare i parenti in modo che possano decidere di andare a riprendere un degente". Per Balestrieri, resta comunque un punto: "Non possiamo giustificare tutto perché c’è la Covid. L’imprevedibilità poteva essere accettata a marzo, oggi non più".