Morbegno, ‘Casa attiva’ prende forma: la vecchiaia è più serena

La struttura sarà agibile a fine primavera e potrà accogliere 18 anziani. Sono quasi autosufficienti ma hanno bisogno di assistenza: "Qui si sentiranno protetti"

Casa di assistenza domiciliare a Morbegno

Casa di assistenza domiciliare a Morbegno

Morbegno (Sondrio), 22 marzo 2023 – Tarda primavera, inizio estate. Questi i tempi previsti dalla dirigenza della Casa di riposo Ambrosetti Paravicini di Morbegno per l’agibilità della nuova ‘Casa attiva’.

"Siamo a buon punto - spiega il presidente della Fondazione Casa di riposo, Italo Rizzi -. È pronta al 90%, mancano gli arredi e abbiamo i contatti con chi provvederà. La struttura l’abbiamo inaugurata l’8 marzo, non tanto per il siginficato che ha, importante, di festa della donna, quanto perchè in quella data cade il centenario della posa della prima prima pietra della struttura morbegnese.

La Casa attiva, costo complessivo di circa 2 milioni, è composta da 3 mini alloggi con bagno, cucina e soggiorno e 12 camere. Sarà in grado di accogliere 18 ospiti. Alcune manifestazioni d’interesse ci sono già state. Ed è direttamente collegata, attraverso un corridoio, all’Ambrosetti che oggi ospita 194 persone e ha 203 operatori". La nuova costruzione si rivolge a persone con un discreto livello di autonomia, ma che avendo una certa fragilità per l’età avanzata necessitano di un po’ d’assistenza. “L’auspicio - sottolinea il dottor Rizzi - è che i futuri utenti vivano questa collocazione come una loro casa, ma sentendosi protetti. Potrebbe valere la decisione di trasferirsi qui per una coppia di anziani, marito e moglie, che lasciano l’abitazione originaria".

L’Ambrosetti, il cui direttore ora è Giancarlo Rizzetto, fu finanziata dal cavaliere grand’ufficiale Tomaso Ambrosetti che, a 20 anni, lasciò Morbegno per andare a vivere in Argentina, senza scordare la terra natia: fece avere a più riprese fondi al Comune, da destinare per opere utili agli anziani e all’infanzia. L’8 marzo 1923 il via ai lavori, a novembre 1926 i primi 5 accolti, a dicembre già saliti a 10. Poi il conte Paolo Paravicini lascia i suoi beni all’ospedale, per realizzare il padiglione S.Teresa: negli anni 80 lo stralcio con i soldi al Comune e, infine, alla Casa di riposo che così prende il nome di entrambi i benefattori.