
Paolo Vallan, 58 anni il 30 aprile, ha perso la vita in una cava di inerti. Un collega ha cercato di bloccare il macchinario senza riuscirci
Mantello (Sondrio) – Stava svolgendo il lavoro per cui nell’ambiente era considerato il migliore, l’esperto da cui si poteva solo imparare. Paolo Vallan, 58 anni compiuti il 30 aprile, ha perso la vita ieri poco dopo le 13.30 a Mantello, in una cava di inerti di via Valeriana - in località Forzonico - gestita dall’azienda Cavada che si occupa di scavi e calcestruzzi.
Vallan, residente a Cino, sposato e padre di tre figli, si trovava vicino a una tramoggia, macchinario utilizzato in edilizia per ridurre in sabbia vari materiali, pietre soprattutto. Secondo una prima ricostruzione, l’uomo stava operando con una pala per spingere in una sorta di grande imbuto ciò che andava triturato, quando avrebbe perso l’equilibrio, finendo dentro il frantoio. A quel punto, la tragedia. Un collega, accortosi di quanto stava accadendo e non riuscendo a bloccare il movimento del macchinario, si è allontanato per cercare di fermarlo dagli uffici poco distanti. Per il 58enne non c’è stato nulla da fare: ogni soccorso e tentativo di rianimazione è stato vano. Sul posto due ambulanze e l’elisoccorso di Areu, i vigili del fuoco, i carabinieri e i tecnici di Ats della Montagna che intervengono in caso di infortuni sul lavoro. La cava è stata posta sotto sequestro e le indagini, coordinate dalla Procura - ieri a Forzonico è giunta la pm Giulia Alberti - saranno volte a ricostruire i particolari della tragedia.
Tanti gli interrogativi sull’accaduto, uno riguarda il sistema di blocco sul macchinario che ha risucchiato il povero Vallan. C’era oppure no? E se c’era, perché non ha funzionato? Se per queste domande si potranno trovare delle spiegazioni, impossibile per familiari e amici capacitarsi di una scomparsa così improvvisa e atroce, avvenuta tra l’altro quando a Paolo – che a lungo aveva lavorato alla cava di Novate Mezzola – mancava veramente pochissimo per andare finalmente in pensione e godersi la vita nel modo che più lo gratificava, cioè impegnandosi nel sociale, in particolare nella sensibilizzazione dei più giovani ai pericoli legati a droga e dipendenze.
La sua tragica fine come dinamica riporta alla mente un altro incidente mortale sul lavoro avvenuto in Valtellina: quello che nel cantiere Anas di Bianzone, per la Variante di Tirano, lo scorso dicembre, che ebbe come vittima Salvatore Briamonte, 65 anni, originario di Sant’Arcangelo (Potenza) e dipendente di una ditta appaltatrice. L’uomo finì incastrato nel macchinario per il trattamento del cemento. L’incidente non pareva serio ma si rivelò fatale.