"Manifestarono contro la gestione migranti". Tutti assolti

Como, nel processo non è stata raggiunta la prova che gli autori degli striscioni fossero i 32 imputati

Nel 2020 erano arrivati davanti al giudice in 32, accusati a vario titolo di diffamazione, interruzione di pubblico servizio e riunione non autorizzata. Tutti attivisti che, durante l’emergenza migranti dell’estate 2016, avevano manifestato contro la gestione e i sistemi di trasferimento dei migranti verso i centri di accoglienza.

Ora il giudice monocratico di Como, Walter Lietti, li ha prosciolti da tutte le accuse per non aver commesso il fatto: durante il lungo dibattimento, non sarebbero infatti emersi elementi sufficienti a collegare le identificazioni degli attivisti finiti a processo, con le condotte contestate a ognuno di loro.

Le imputazioni ruotavano attorno a due striscioni di condanna rivolti alla società di trasporto Rampinini, accusata di essere "complice delle deportazioni", per essersi aggiudicata il contratto di trasporto migranti da Como alle strutture di accoglienza. Il primo era stato esposto a Como il 12 settembre 2016, il secondo a Fino Mornasco il 17 dicembre. Ma già il 29 luglio, alcuni manifestanti avevano organizzato una protesta tra via Ambrosoli e via Aldo Moro, bloccando il traffico per alcuni minuti e invocando la distruzione delle frontiere. I 32 imputati erano stati identificati dalla Digos, una metà residenti nel Comasco, gli altri provenienti da varie località della Lombardia. Dopo una proposta, non andata in porto, di risarcire la parte offesa, l’accusa aveva chiesto condanne variabili tra i 4 e i 9 mesi, in base alle imputazioni contestate. Ma il giudice ha ritenuto che processualmente non si era formata la prova che gli imputati fossero gli autori di quelle condotte. Pa.Pi.