L’urlo della comunità gay "Noi, ancora senza aiuti"

La denuncia delle associazioni: centri accoglienza e antiviolenza non sono ancora stati adeguati. Hanno spazi per single e famiglie

Migration

di Federica Pacella

Fragili fra i più fragili, ma in caso di emergenza i servizi tradizionali non sono strutturati per accoglierli. Centri antiviolenza, dormitori per chi è o resta senza dimora, strutture di accoglienza per migranti non hanno, infatti, gli strumenti per rispondere alle richieste di persone Lgbtqia+, nonostante la buona volontà degli operatori. Se ne sono rese conto le associazioni e le realtà del terzo settore che si occupano di violenza, emarginazione ed accoglienza, trovandosi sempre più frequentemente con le mani legate di fronte alle richieste di aiuto. "Una donna che abbia i documenti da uomo, perché non ha ancora concluso la transizione di genere non può essere accolta in un centro antiviolenza", spiega Moira Ottelli, della cooperativa Butterfly di Brescia, che gestisce l’omonimo centro antiviolenza ed il pronto intervento per la rete bresciana. "Nell’ultimo anno – commenta Laura Bianchi Frigerio, di Arcigay-Orlando Brescia – siamo intervenuti 7 situazioni di persone buttate fuori di casa dalla famiglia. Servirebbe una casa rifugio o dormitori dedicati, perché una persona in transizione non può accedere a quelli esistenti o, se ce la fa, incontra molte difficoltà, anche solo sul fronte burocratico". Stessi problemi si riscontrano tra i migranti, che spesso sono costretti a lasciare il proprio Paese perché a rischio di essere uccisi per il proprio orientamento sessuale.

"Le strutture di accoglienza sono generalmente strutturate per uomini singoli, donne singole e famiglie, ma non per persone in transizione – evidenzia Paola Arcari, di Adl a Zavidovici – per cui ci scontriamo con questo tema". Mettendo insieme queste esperienze, Adl a Zavidovici, Orlando Brescia e Butterfly hanno dato il via a Brescia al Centro Aristofane Lgbtqia+, centro per le vittime di discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere (finanziato con 88mila euro tramite bando Unar e Presidenza del Consiglio). Lo sportello, aperto al civico 72 di via Vittorio Emanuele II, garantirà supporto sociale e psicologico, fornirà informazioni sui servizi attivando, dove possibile, l’accompagnamento abitativo e lavorativo (centroaristofane@gmail.com).