GIOVANNI CHIODINI
Cronaca

Lungo il corso del Ticino per inseguire la storia

Turbigo, reperti, opere industriali e una camminata sul ponte tibetano

di Giovanni Chiodini

Una passeggiata lungo il corso del fiume Ticino per osservare reperti di storia, opere industriali e vivere l’ebbrezza di camminare su un ponte tibetano. Il tutto racchiuso in pochi chilometri, un’oretta e mezzo di cammino. Il luogo dell’appuntamento è a Turbigo, cittadina caratterizzata da un importante insediamento industriale per la produzione di energia elettrica: le ciminiere e le centrali dominano il paesaggio. Uno dei punti consigliati per iniziare questo percorso è la località Tre Salti, che si incontra dopo aver superato l’abitato di Turbigo e il Naviglio Grande, svoltando verso il fiume. Subito si vede il Ponte Tibetano che permette di attraversare il canale scaricatore della centrale termoelettrica. Il ponte è sospeso a 8 metri dal pelo d’acqua, ed è una struttura in acciaio e legno lunga circa 70 metri. L’attraversata è avventurosa, ma sicura purché si rispettino le poche regole indicate sulla cartellonistica: bici alla mano, attraversamento in fila indiana. Passato il ponte ci sono dei sentieri che portano verso il bosco e verso la sponda del fiume. Procedendo secondo le indicazioni si intravede al riparo nel bosco di olmi, querce, farnie e robinie, quella che è stata per anni la colonia elioterapica di Turbigo. una struttura realizzata in epoca fascista per la cura del rachitismo infantile che colpiva, negli anni Trenta e Quaranta, il 10% della popolazione scolastica. A pochi metri c’è il ponte in ferro sul Ticino. Questo punto assume un valore storico notevole in quando era posto in corrispondenza di due strade Romane: la Mediolanum-Novaria e la Comum-Novaria. Intorno all’XI secolo venne costruito un ponte in legno, distrutto due secoli dopo. L’attraversamento del Ticino si effettuava poi utilizzando un ponte natante, una struttura composta da due barconi. Dell’antico porto natante esistono ancora i resti di una pila, costruzione in ciottoli e mattoni, che sosteneva la struttura in legno. La si raggiunge camminando nel bosco per qualche centinaio di metri rispetto al punto ristoro creato al parcheggio delle auto vicino al ponte. Prima di raggiungere la pila si incontra l’area Ex Vita-Mayer con l’ex cava diventato con un lago ora trasformato in un ambiente naturale che ospita uccelli acquatici (aironi, germani, folaghe).