Lifrocc e liskon Di lazzaroni è pieno il mondo

Emilio

Magni

È piovuto tutta notte poi però al mattino ha smesso, ma sull’asfalto della piazza è rimasta un’ampia pozzanghera proprio accanto al marciapiede del “canton di bal“ dove i pensionati amano radunarsi, in mattinata sul tardi, a “cüntala sù“. È accaduto però che il brillante chiacchierare è stato improvvisamente interrotto e brutalizzato dal un motociclista passato veloce con la sua rombante motocicletta nella pozzanghera riempiendo così di spruzzi alcuni degli amici chiacchieranti. Il più spruzzato di tutti è risultato il Carletto il quale ha gridato al motocilista. "Brut lifrocch d’un lifrocch, se te ciappi te du quater cazzott". Ha accennato un inseguimento assai arrabbiato ma quel "lifrocch" era ormai lontano. I quattro scappellotti sono così rimasti solo nelle intenzioni del povero Carletto. Per esprimere con il naturale calore la sua invettiva, Carletto ha tirato in ballo un epiteto che è stato molto adoperato nel dialetto nei tempi passati: ovvero "lifrocch". Significa lazzarone, sfaccendato, fannullone, debosciato. È parola antica, già presente nel "Varon Milanese" del XVI secolo, uno dei più antichi testi della letteratura dialettale di Milano e d’intorni. Viene da "loffer" parola del germanico antico. Un altro del "canton" per insultare il motociclista maleducato gli ha lanciato l’epiteto: "Brütt liskon". Il termine viene la lisca che è il giunco: essenza che si piega, non vale niente, quindi se rivolta a un uomo significa "un poco di buono". Nei primi anni Sessanta dall’Inter passò al Lecco, in serie A il campione ormai sul viale del tramonto, Bengt Lindskog, svedese, alto, dinoccolato, sempre ondeggiate. Immediatamente la tifoseria popolare lecchese lo chiamò "Liskon", anche a causa della sua lentezza che lo faceva un po’ sembrare lazzarone. Però lui spesso si faceva perdonare illuminando il gioco con i suoi passaggi da campione e qualche volta pure segnando reti. Quando se ne andò per tornare nella sua Malmoe qualche supporter lo pianse: "Però Liskon l’era propri brau".

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