
Il procuratore generale di Sondrio Piero Basilone
Allo sciopero nazionale di ieri dei magistrati contro la riforma della giustizia e a difesa della Costituzione, a Sondrio ha significativamente aderito il 100% della Procura e il 60% dei giudici del Tribunale. "Non aderiamo allo sciopero per interessi personali o di categoria – ha spiegato il procuratore generale Piero Basilone – perché con la riforma non cambierebbe nulla per noi: né lo stipendio, né lo status. Ma cambierebbe radicalmente per i cittadini". Smontata l’obiezione secondo cui, essendo del medesimo ordine giudiziario, il giudice sia succube del pm: "Non è così" ha affermato Basilone che, dati alla mano, ha mostrato come i giudici non accolgano circa il 50% delle richieste dei pubblici ministeri.
Numeri di Sondrio alla mano, nel corso del 2023, dei 2.582 fascicoli aperti con indagati identificati, sono stati ben 1.490 quelli archiviati. "Quello del pm è un ruolo delicato, non deve vincere il processo, ma accertare la verità, ed è quello che noi intendiamo continuare a fare. Siamo giudici dentro, formati come tali. E giudici vogliamo rimanere, nell’interesse dei cittadini". Oltre a indebolire la magistratura, la riforma non andrebbe neppure a risolvere i problemi della giustizia. "Non accorcia, anzi rischia di allungare i tempi dei processi e andrà ad aumentare i costi, a risorse materiali invariate, creando più organi e apparati per svolgere le stesse funzioni" sempre il procuratore.
Per il Tribunale di Sondrio, già in enorme sofferenza dal punto di vista dell’organico, sarebbe devastante. "Quando sono arrivato a Sondrio, il 4 marzo di tre anni fa, la scopertura di personale amministrativo era al 24%, ora siamo arrivati al 55%. Siamo alla disperazione. È questo è il vero problema della giustizia: la mancanza di risorse umane e materiali" hanno concordato i magistrati, aggiungendo: "Quello che noi firmiamo come pm, viene smaltito dalla segreteria 4/5 mesi dopo e per un avviso di conclusione indagini possono passare anche sei mesi". E ancora: il settore in cui la giustizia è più sofferente è il civile – sottolinea la Procura - che non è per nulla toccato dalla riforma. "A chi serve dunque la riforma, se non riguarda la giustizia civile, dove si accumula il maggior numero di procedimenti pendenti?". Critiche dei magistrati anche al previsto sdoppiamento del Csm e al metodo del sorteggio per chi ne farà parte.