
Il duro lavoro degli agricoltori di montagna merita maggiore sostegno
E’ un anno tutto in salita per l’agricoltura in provincia di Sondrio; dopo l’annullamento della stagione turistica invernale l’ingresso in zona rossa rischia di non far ripartire la domanda, soprattutto legata ai consumi dei turisti, fino a dopo Pasqua. "L’agricoltura di montagna va salvaguardata come pratica eroica che valorizza e tutela un territorio ricco di storia e biodiversità grazie al lavoro degli agricoltori, paladini di una rinnovata cultura imprenditoriale e sociale che offre grandi opportunità di sviluppo – chiede Silvia Marchesini, presidente di Coldiretti Sondrio –. Le attività montane vanno rimesse al centro di strategie concrete e interconnesse tra i diversi settori produttivi, dall’agricoltura all’artigianato, fino al turismo, alla ristorazione e agli eventi sportivi, anche in vista della prossima sfida olimpica". Sul tavolo ci sono problemi concreti come la viticoltura del valtellinese e del chiavennasco e l’enogastronomia, fondata su prodotti tipici con le grandi Dop caserarie e la produzione di salumi, senza dimenticare l’ortofrutta e il comparto legato alla coltivazione delle mele. C’è poi il macro-tema forestale, non solo sul fronte della filiera bosco-legno-energia: attualmente l’Italia importa l’80% del legno che viene poi trasformato.
"L’importante dialogo tra mondo agricolo, forestale e formazione è prioritario – ricorda la presidente di Coldiretti Sondrio -. Ciò anche a partire dalla formazione: occorre tenere presente che l’agricoltura montana, e non solo, è nel pieno di una sfida digitale che scommette sull’innovazione e necessita di competenze sempre più specifiche". Una sfida che si gioca in gran parte a Bruxelles. "La prossima proposta di politica agricola comune deve contenere una sezione specifica per la montagna, per integrare le attuali misure e dare continuità agli interventi portati avanti in questi anni – conclude -. La necessità principale oggi è quella delle infrastrutture, fisiche e digitali, per mettere i produttori nelle condizioni di promuovere più efficacemente i prodotti. Quanto al Recovery Plan è fondamentale immaginarne fin da subito le ricadute sui territori montani, anche in termini di energie rinnovabili ed edilizia sostenibile". Roberto Canali