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La stagione finita dello sci "Si è chiusa un’epoca"

Il “de profundis“ per gli impianti di risalita del Lecchese (e non solo) degli alpinisti del Cai provinciale e degli attivisti di Legambiente e Wwf .

La stagione finita dello sci "Si è chiusa un’epoca"

di Daniele De Salvo

LECCO

La stagione dello sci è finita. A intonare all’unisono il deprofundis allo sci da discesa di massa e del turismo invernale basato su impianti di risalita e neve artificiale, sono gli alpinisti del Cai di Lecco, gli attivisti di Legambiente e Wwf ed esperti del settore. Lo fanno alla "vigilia" dell’accensione del tripode delle Olimpiadi invernali di Milano – Cortina 2026.

"Sento alcuni discorsi sul rilancio turistico da parte di amministratori comunali e delle Comunità montane che non mi piace per nulla", commenta il presidente del Cai lombardo Emilio Aldeghi, che è lecchese, intervenuto l’altra sera ad un dibattito pubblico a Lecco proprio sul futuro dello sviluppo in montagna. Il riferimento è ai progetti di potenziamento con finanziamenti regionali dei Piani di Bobbio a Barzio, in Valsassina, o di realizzazione di impianti di sci sul monte San Primo nel Comasco, che contrastano con le temperature che si alzano sempre di più, la neve che non cade e l’acqua che manca.

"I lavori compiuti ai Piani di Bobbio per realizzare nuovi impianti di risalita, modellare piste e scavare bacini artificiali per raccogliere l’acqua per l’innevamento artificiale hanno comportato un rimodellamento geologico del territorio all’interno di un ecosistema delicato", rincara la dose la presidente del Cai di Lecco Adriana Baruffini. "Il mono-prodotto sci è destinato all’estinzione", sentenzia il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni. L’esempio da seguire è semmai quello dell’iniziativa intrapresa ai Piani di Artavaggio a Moggio, con l’acquisizione nel 2007 degli skylift dismessi e abbandonati da anni, che sono stati smantellati per essere sostituiti da una funivia più a valle.

"Da allora sono aumentati gli sciatori con le pelli di foca, i ciaspolatori, i camminatori amanti delle "strade bianche" - spiegano da Legambiente -. E poi mountain biker ed e-biker, escursionisti, semplici amanti della natura e della buona cucina e gente curiosa di conoscere la storia dei luoghi".

Che un altro modello si sviluppo sia possibile lo dicono i numeri: "Deve esserci un cambio di paradigma, un’offerta di piccoli numeri, un’economia più artigianale – certifica Maurizio De Matteis, autore, insieme a Michele Nardelli del libro bianco "Inverno liquido", propio sullo scioglimento di nevai e ghiacciai -. Ci sono 3.577 paesi montani in Italia. Di questi, solo 288 sono comprensori sciistici. Si deve arrivare a un turismo differente".