
L’arte in azienda: dopo la mostra di Stefano Bombardieri, la Img di Capriano del Colle si trasforma ancora una volta in una galleria per le opere di un artista bergamasco, in onore dell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura.
Si tratta di Dario Tironi, le cui opere interamente realizzate con pezzi di scarto - accessori, apparecchi tecnologici, giocattoli, elettrodomestici, soprammobili, gadget e prodotti di massa - vogliono far riflettere sul malsano ciclo di rinnovamento e rimozione delle cose tipico della società contemporanea. Nelle 13 opere posizionate dentro e fuori lo stabilimento (da ieri, fino al 2 dicembre), i rifiuti sono memorie recuperate, echi di un passato recente, tasti che aprono i cassetti dei ricordi, dove pezzi di bambole, giocattoli, dispositivi elettronici e vecchi utensili, toccano le corde malinconiche di chi le osserva.
Un’opera – Relics, 2023 - sarà posizionata a Palazzo Bocca, sede del municipio caprianese.
Le installazioni saranno così a disposizione di tutti in magazzino, nei capannoni di produzione, nei normali ambienti di lavoro e tra gli utensili di uso quotidiano, come se ne entrassero a far parte. Questo, del resto, è l’approccio di “L’arte ImPressa: che bello lavorare!“, il progetto con cui Img desidera concretizzare la sua visione di welfare.
"Questo percorso artistico – spiega l’amministratore delegato di Img, Barbara Ulcelli – forse non comune in un ambito industriale, rientra nella nostra visione di sostenibilità: un impegno che prevede azioni rivolte alla mitigazione dell’impatto ecologico, per il quale Img è in prima linea, ma anche una profonda sensibilità nei confronti del benessere sociale, dai dipendenti fino alla comunità in cui l’azienda è inserita".
Le opere di Tironi (visitabili da tutti, negli orari di apertura dell’azienda, o da gruppi su prenotazione) a prima vista colpiscono per la loro estetica, ma dopo poco diventano quasi “disturbanti“. Molti tra gli oggetti abilmente assemblati sono spazzatura tecnologica, plastiche, gadget di cui oggi siamo letteralmente invasi.
"Siamo sovraesposti a oggetti che accumuliamo e gettiamo via, abbiamo perso il contatto con l’autenticità – dichiara Dario Tironi –. È la prima volta che espongo in uno stabilimento industriale e credo esprima perfettamente quello che penso dell’arte, ovvero che vada vissuta al di fuori degli spazi deputati alla sua fruizione istituzionale".