GIOVANNI MERONI
Cronaca

Chiavenna, premiato Oreste Buttironi: "Quando la lettiga era un carretto. Tirato da me"

L’edizione 2019 del “Ciavenasch” premia l'infermiere “tutto fare” che tanto si è adoperato per la comunità

Luca Della Bitta, Oreste Buttironi e Andrea Sorrenti

Chiavenna (Sondrio), 29 dicembre 2019 - L’edizione 2019 del premio “Ciavenasch” ha visto assegnato anche un ulteriore riconoscimento per i meriti di un chiavennasco che si è saputo distinguere per il bene di tutta la comunità della città del Mera. Oreste Buttironi, 98 anni compiuti venerdì, nel corso della propria vita ha sicuramente dato molto a Chiavenna in qualità di infermiere “tutto-fare”. «Sono arrivato a Chiavenna quando avevo ventidue anni, nel 1943, fuggendo dalla guerra – racconta Buttironi, che dimostra una memoria e una lucidità davvero invidiabili, considerata la sua età –. Mio fratello all’epoca lavorava all’ospedale di Bellano. È stato lui a consigliarmi di venire qui, dove ho trovato il dottor Corbetta che mi ha accolto e mi ha insegnato moltissimo. Non c’era nemmeno un anestesista, tra le prime pratiche che ho dovuto imparare c’è stata quindi la corretta applicazione della maschera per l’etere. Oltre, ovviamente, alla procedura per la rianimazione".

Fino a quel momento Buttironi aveva solamente fatto, all’età di 18 anni, il volontario per la Croce rossa italiana. L’interesse e la voglia di mettersi in gioco per la comunità sono stati fin da subito la sua principale caratteristica: "Ho cominciato a impegnarmici anche senza aver seguito studi particolari – spiega –. Eravamo consci dei rischi, dicevo sempre al dottor Corbetta: “Se succede qualcosa finisco in galera”. E lui per tutta risposta: “Al massimo ci finiamo entrambi”". Oreste Buttironi arriva a Chiavenna l’otto settembre del ’43, all’epoca l’ospedale non possedeva nemmeno un mezzo per trasportare i malati: "Si spingevano dei carretti o si usavano quelli trainati dai cavalli – ricorda –. La prima “autolettiga” fu donata dal commendatore Giuseppe Mosca, ed era una “Topolino”, una macchina dalle dimensioni molto ridotte ma sufficienti, dato che la maggior parte del tempo ero da solo. Nel ’45 il salto di qualità – prosegue –. I partigiani requisirono al confine un mezzo tedesco che venne portato al nostro ospedale".

Buttironi nel corso della sua vita, dedicata a tutta la comunità, ha svolto anche lavori di assistenza sanitaria, andando di casa in casa a fare iniezioni a chi ne aveva bisogno. Mancavano, tra le altre, anche le pompe funebri, per cui dava la propria disponibilità anche per questo tipo di lavoro. Alla premiazione di giovedì il sindaco di Chiavenna, Luca Della Bitta, ha voluto ringraziare a nome di tutta la comunità Oreste Buttironi, affermando: "Per tutti noi è un po’ una leggenda".