Il Circolo Lavoratori di Iseo, la cosiddetta “Ca del Diàol“, fa un viaggio appassionato, a tratti avventuroso, altri romantico, altri eroico attraverso i suoi centotre anni di storia: fatti di sostegno alle proprie idee e agli scopi e obiettivi dei soci, ma anche di sostegno alla popolazione, cultura e politica. "Attualmente nel circolo, che sta sperimentando l’autogestione ormai da alcuni anni, lavorano ben 40 volontari, di tutte le età – spiega il presidente Claudio Bosio- ognuno ha la sua mansione, ma per tutti l’obiettivo è lo stesso: dare gambe a parole che troppi pronunciano solo per farsi belli o fare prendere aria ai denti. Il nostro circolo è nato nel 1919 come dopo lavoro ferroviario, spazio di svago ma anche di fermento politico, sopravvissuto alla devastazione degli squadristi fascisti nel ’22, riaperto con il nome di “Circulì“ e inviso ai benpensanti, che gli cucirono addosso l’appellativo di “ca del Diàol“, ma sempre punto di riferimento per chi voleva farsi un calice, una scodella di trippa, un cartoccio di bertagnì, una partita a carte o magari leggersi a scrocco l’Unità". Una storia, insomma, ricca di sfaccettature, nata nella sede storica tra i vicoli iseani, dove si giocava a bocce e si vedevano le partite e dal 2015 trasferito in quella nuova. A dare voce alla “Ca del Diàol“ è stato il giornalista Beppe Zani con il suo libro 100treee, in cui ha raccontato tanti episodi e momenti di uno degli ultimi circoli bresciani: punto di riferimento per tutta la provincia, palco prestigioso, che ha dato l’avvio alla carriera dei numerosi artisti e letterati. "Le primavere del Circolo sono 103- spiega Giuseppe Zani – con di mezzo le difficoltà dovute alla Pandemia. Ci piace pensare abbia sette vite, come i gatti, perché è più volte risorto, come nel 1922 o nel 2012 quando la storica sede di via Nulli è venuta a mancare.
Milla Prandelli