
MORBEGNO
La montagna immobile, statica e chiusa? Solo per i distratti o per chi non sa vedere oltre l’apparenza. Perché non c’è niente di più errante della desmuntegada che ad inizio autunno vede il ritorno dei bovini dai pascoli estivi. Esattamente quello che nei prossimi giorni si presterà a celebrare i "re dei formaggi d’alta quota", una meraviglia della tradizione casearia che porta un nome - Bitto – dal curioso significato etimologico (la parola celtica "bitu" significa "perenne"); che per i buongustai è e resta una delle delizie della tavola; e che per la Valtellina è un’icona identitaria, emblema del mondo alpino che scommette meno sul marketing e forse non è percepito come glamour, ma che comunica valori forti come genuinità e sostenibilità. Inevitabile l’entusiasmo che da 116 anni accompagna il ritorno della Mostra del Bitto a Morbegno, capitale elettiva di questo formaggio prodotto negli alpeggi che puntellano la Val Gerola, cuore pulsante ed eroico del versante orobico. E l’edizione che andrà in scena tra sabato e domenica ha tutta l’aria di essere più speciale di sempre, omaggio a un cammeo dell’agroalimentare che dà da vivere a non meno di 650 persone e che assieme al Casera compone il duo più popolare della tradizione gastronomica valtellinese assieme alla bresaola. Per la gioia del CTCB che è il Consorzio tutela. Imperdibili le degustazioni nei chiostri del Convento, ma anche i mercatini artigianali, rievocazioni storiche; e "Morbegno in cantina", rassegna che racconterà il buono e il bello della viticoltura valtellinese. Chicca, l’evento "Borghi di Gusto e Calici in Cantina" che si prenderà la scena in questo weekend e in quello successivo tra Traona, Dubino, Mello e Albaredo. P.G.