Il re è nudo: Gran Zebrù ormai senza ghiaccio

Sotto i colpi dell’afa in alta quota in dieci giorni la cima valtellinese appare come non si era mai vista: un ammasso di roccia instabile

La condizioni del Gran Zebrù a fine estate (foto di Mariapia Izzo)

La condizioni del Gran Zebrù a fine estate (foto di Mariapia Izzo)

Santa Caterina (Sondrio) - «Il re è nudo ", solo nel giro di dieci giorni “il guardiano dell’Alta Val Cedec” ha perso il suo mantello di ghiaccio. Ha lasciato a bocca aperta gli appassionati di alpinismo l’immagine scattata da un’escursionista il 21 agosto 2021, che immortala la maestosa piramide del Gran Zebrù, 3.851 metri, in Alta Valtellina. È bastato qualche giorno sotto i colpi dell’afa che ha raggiunto anche le quote più alte, per trasformare la montagna di ghiaccio in un ammasso di roccia. Solo la sua parete Nord appare coperta da un sottile e vecchio strato di neve “marcia”. Quella che solo fino a qualche anno fa era una salita da percorrere in cordata con piccozza e ramponi attraverso il collo di bottiglia della via “normale” partendo dal rifugio Pizzini, da metà estate in poi, sta diventando un terreno impraticabile. Nei giorni scorsi alcuni alpinisti hanno fatto marcia indietro dopo aver imboccato proprio il canalino trasformato dal gran caldo in una pietraia instabile.

"La cresta che porta in vetta è ormai una roulette russa", commentano coloro che hanno affrontato quell’ itinerario decine di volte e conoscono le trasformazioni della montagna. In effetti nelle ultime stagioni sono parecchi gli incidenti che si sono verificati sulla celebre cima della Valtellina, spesso provocati da crolli di pietre o dal terreno instabile. "Sul versante Nord ormai non c’è quasi più ghiaccio, è quasi meglio sugli altri versanti - conferma Luciano Bertolina, presidente del Cai Valfurva -. La situazione è peggiorata negli ultimi anni. Quest’anno era andata ancora bene, quando qualche nevicata aveva coperto la montagna, ma ormai è sempre più “secca“". E pensare che nelle cronache alpinistiche proprio il Gran Zebrù era conosciuto per la sua famosa meringa sulla parete Nord. Per la verità già un vecchio ricordo da molto tempo. Fu affrontata il 22 settembre 1956 dall’alpinista austriaco Kurt Diemberger insieme a Herbert Knapp e Hannes Unterweger. Un’impresa rimasta unica, perché la meringa crollò qualche anno dopo. Ma ora sembra che il Gran Zebrù si stia spogliando completamente. Il disgelo e la modifica della cupola glaciale sommitale negli anni scorsi hanno riportato alla luce anche la baracca delle truppe austriache costruita nel 1917. Rimasta nascosta fino a qualche anno fa, la capanna a volte faceva capolino dalla Punta dei Re ma lo scioglimento del ghiaccio nella torrida estate 2015 ha fatto emergere in modo praticamente completo il ricovero di legno che ora si teme possa finire giù dalla Nord. C’è un progetto per salvarla e trasportarla a Gomagoi.