Gli abissi del Moregallo. Tante croci, poche regole: "I controlli aiuterebbero"

Mandello, in un anno e mezzo hanno perso la vita quattro sommozzatori. L’esperto: "Un richiamo alla prudenza forse aiuterebbe a evitare incidenti".

Gli abissi del Moregallo. Tante croci, poche regole: "I controlli aiuterebbero"

Gli abissi del Moregallo. Tante croci, poche regole: "I controlli aiuterebbero"

Gli abissi del lago di Como al Moregallo sono disseminati di croci, come un cimitero sommerso. In un anno e mezzo lì, sulla sponda occidentale del lago di Como hanno perso la vita quattro sommozzatori. L’ultima è stata Elvira Mangini, ex veterinaria di 65 anni di Milano che domenica ha accusato un malore mentre era ad una settantina di metri di profondità: si è accorta che qualcosa non andava, ha pallonato, è riemersa rapidamente e poco dopo il suo ricovero in ospedale è morta per embolia gassosa arteriosa, cioè per la presenza di bolle d’aria nel sangue formatesi proprio per l’emersione rapida.

A gennaio 2023 era stata la volta Claudio Muratori, sub di 58 anni di Cambiago, a novembre 2022 a Marco Bordoni di Cinisello morto il giorno del suo 54esimo compleanno e solo qualche settimana prima al 41enne di Tavernerio Fabio Livio. Si sono spinti tutti a profondità estreme, ben oltre i -40 metri, in teoria la soglia massima raggiungibile con un brevetto di terzo livello da divemaster, al di sotto dei quali c’è solo l’ignoto e non esistono patentini. Elvira, che tra l’altro era un’istruttrice di immersioni, sembra avesse ottenuto da poco i certificati di idoneità fisica per poter continuare a immergersi fin là sotto. "Quel punto è l’ideale per i sommozzatori che vogliono spingersi così in profondità – spiega Diego Crippa, archeologo sottomarino e istruttore subacqueo di lungo corso di 52 anni di Olginate -. È vicino alla strada e quindi non bisogna trascinare per lunghe distanze le pesanti attrezzature e il fondale scende subito senza bisogno di andare al largo in barca". Le norme impongono in superficie boe di segnalazione, mentre le procedure di sicurezza vorrebbero che, oltre a non immergersi mai da soli, si resti sempre a contatto visivo di un compagno di immersione, pronto a dare una mano in caso di problemi. "Avevamo chiesto di posizionare alcuni cartelli proprio per ricordare le regole di comportamento basilari – prosegue Diego -. È vero che chi si spinge a certi limiti le dovrebbe conoscerle e osservarle, però magari un richiamo alla prudenza e pure qualche controllo potrebbe aiutare a limitare altri incidenti". Daniele De Salvo