Valtellina, battaglia in cielo fra il gipeto e l'aquila reale

Si pensava a un episodio di bracconaggio invece l’autopsia ha rivelato uno scontro fra grossi rapaci a ridosso del confine

Gipeto in una foto M.Mendi per Lipu

Gipeto in una foto M.Mendi per Lipu

Novate Mezzola, 28 novembre 2019 - In una società che corre ogni giorno sempre più veloce, la natura e le sue lotte occupano sempre meno spazio nei nostri pensieri. Poco al di là del confine con la Svizzera si è svolta una battaglia tra un gipeto ed un’aquila reale, volatili maestosi che molte persone non hanno mai neanche visto. È proprio l’esito di questo scontro che ha determinato il ritrovamento, lo scorso maggio, presso La Punt, in Val Chamuera nell’Alta Engadina della carcassa del rapace. In un primo momento, dato il ritrovamento nel corpo del volatile di tre pallini di piombo si era temuto per un episodio di bracconaggio, come riporta “La Bregaglia“. Oggi si conosce la verità. Sono stati fatti, nel corso dei mesi, ulteriori accertamenti che poi hanno rilevato una frattura alla decima vertebra cervicale. Oltre ad una serie di ferite profonde sulla muscolatura del collo e all’esofago. Tutti segni che sono riconducibili a quelli lasciati dagli artigli, appunto, di un’aquila reale. A seguito delle analisi - svolte dai ricercatori del Centro di medicina veterinaria dei pesci e degli animali selvatici dell’Università di Berna – si è stabilito che l’uccello non è morto, quindi, a causa dello sparo.

Il gipeto barbuto aveva dodici anni ed era conosciuto dai servizi competenti con la sigla GT047. Questo esemplare maschio era partito dalla Val Tantermozza, valle dell’Alta Engadina, ed era uno dei primi volatili nati in natura in Svizzera dopo la loro reintroduzione. La sua carcassa era stata notata in Val Chamuera, in Alta Engadina, nei pressi di un ponte. Immediatamente erano state svolte delle attente analisi presso il centro predisposto di Coira. In Valle sono passati trentatré anni dalla reintroduzione in natura e più di vent’anni dalla nascita, in un nido della valle del Braulio, di «Stelvio» del primo gipeto selvatico nato in Italia. Per raccontare la storia di questo magnifico volatile è in programma per venerdì 6 dicembre, presso la sala consigliare del comune di Novate Mezzola a partire dalle 20.45, l’incontro dal titolo «Dal sogno alla realtà. Lo spaccaossa delle Alpi». Interverrà il dottor Enrico Bassi, naturalista e collaboratore scientifico del Parco nazionale dello Stelvio. In alta Valtellina, come su tutto l’arco alpino, la storia del rapace era giunta nei primi del Novecento a quello che sembrava un epilogo drammatico: l’estinzione causata dall’uomo. Il tutto era nato dall’idea – errata - che fosse un pericolo per il bestiame, causandone di conseguenza una intensa persecuzione e la successiva scomparsa. Nonostante il pericolo estinzione sembri essere soltanto un brutto ricordo, il gipeto barbuto resta una specie altamente protetta.