LAURA TADDEI
Cronaca

Sondrio, il ghiacciaio si scioglie e riemergono vecchi impianti in ferro

Al lavoro per smaltire in sicurezza i rifiuti riaffiorati sul Cedevale

Una parte del materiale rimosso

Una parte del materiale rimosso

Sondrio, 2 ottobre 2018 - L’inesorabile ritiro dei ghiacciai, provocato secondo gli esperti dai cambiamenti climatici, e in particolare dal surriscaldamento globale, ha determinato problematiche trasversali: dalla siccità, alla minaccia al turismo sciistico, in progressivo avvicinamento. Lo scioglimento dei ghiacci, però, ha portato alla luce tracce di storia che si è consumata sulle montagne, tra cui quelle della provincia di Sondrio. Decine, solo sulle montagne valtellinesi, i reperti che la neve ha restituito all’uomo: ordigni bellici, resti di alpinisti e scialpinisti dispersi, la loro attrezzatura, l’abbigliamento d’epoca, di recente anche uno ski-lift risalente dell’inizio del secolo scorso. Ora che il ritiro dei ghiacciai è una realtà non più ignorabile, c’è chi si è mosso perché il più ingombrante del materiale riaffiorato dal ghiaccio venga trasportato a valle ed eliminato: una squadra di operai dell’ufficio Ersaf (l’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste) di Morbegno. Il gruppo si è recato sul ghiacciaio del Cevedale (a 3.269 metri di quota) e ha lavorato per ripulire la vetta da residuati degli impianti sciistici del secolo scorso, dalle tubature di un vecchio acquedotto e da lamiere sparse.

«È la seconda fase di pulizia che ha preso il via in estate, nei dintorni del rifugio Casati-Guasti – spiega Alessandro Meinardi, direttore del Parco Nazionale dello Stelvio che ha fortemente voluto l’intervento -. Dopo la raccolta dei piccoli rifiuti, quest’ultimo lavoro ha portato alla completa rimozione dei piloni dello ski-lift. Un pezzo di storia che se ne va, ma un intervento doveroso sia in termini di sicurezza sia ambientali». Sono stati rimossi anche il tubo di un vecchio acquedotto e le funi della teleferica: in tutto circa 70 quintali di materiale ingombrante, per lo più ferroso, a cui si aggiungo 30 quintali di piccoli rifiuti raccolti in due mesi.

«Le funi - racconta il caposquadra Giordano Giumelli - le abbiamo tagliate con una troncatrice a filo del ghiaccio, che in questo periodo dell’anno si trova ai minimi stagionali: erano un pericolo soprattutto per lo scialpinismo primaverile». Le fasi del lavoro, sebbene svolte in condizioni estreme (anche meteo, visto l’arrivo della neve), sono state seguite passo per passo dalle guide alpine dell’Ortles-Cevedale, Tullio Faifer e Erminio Sertorelli, che hanno imbracato gli operai e mostrato loro seracchi e pericoli presenti nell’area, in modo che potessero evirtarli.

«L'intervento ha dimostrato l’efficienza e la preparazione del personale dell’ente al servizio del territorio, a partire dai boschi di pianura fino ai 3.269 metri del Cevedale – dichiara il neopresidente Ersaf, Alessandro Fede Pellone – Il Parco dello Stelvio è tornato a essere più pulito. Ed è solo un primo passo. Bell’esempio di collaborazione verso la salvaguardia del patrimonio montagna». I rifiuti, accantonati e preparati in mucchi da sette quintali l’uno lungo le pendici del ghiacciaio, sono stati trasportati a valle da un elicottero dell’Elitellina di Sondrio. Un’operazione complessa. Il minimo, però, che si potesse fare di fronte alla maestosità di uno dei più imponenti ghiacciai alpini.