Prigionieri della frana di Gallivaggio

La Statale 36 chiusa da aprile e l’odissea dei 1.500 abitanti di Madesimo e Campodolcino

Per aggirare la frana un cammino di mezz’ora (Orlandi)

Per aggirare la frana un cammino di mezz’ora (Orlandi)

Sondrio, 28 maggio 2018 - Un'economia in ginocchio e 1.500 abitanti isolati da oltre un mese: con il passare delle settimane sembra che la situazione in cui versa il fronte franoso della Valle Spluga invece di migliorare continui a peggiorare. Con la Strada statale 36 chiusa al traffico – impossibile anche il transito nelle fasce orarie protette, a causa del pericolo costituito dall’ammasso di rocce instabili che potrebbero schiantarsi al suolo in qualunque momento – gli abitanti di Madesimo e Campodolcino sono costretti a bypassare a piedi, lungo un accidentato sentiero, la zona che potrebbe essere coinvolta dalla caduta dei massi.

Tutto ha avuto inizio il 13 aprile scorso quando alcune rocce si sono staccate dal versante della montagna sovrastante il santuario di Gallivaggio e la strada statale 36. Immediata la chiusura della carreggiata che, per tutto questo tempo, è rimasta transitabile in sole tre finestre orarie protette: dalle 5 alle 8, dalle 12 alle 14 e dalle 18 alle 21. Venerdì, però, un improvviso peggioramento delle condizioni dei 5mila metri cubi di roccia aggrappati alla montagna: il fronte franoso, che nelle ultime settimane aveva progressivamente rallentato la velocità della propria discesa, ha compiuto un balzo in avanti, rendendo troppo pericoloso il transito sulla statale, che è stata immediatamente chiusa al traffico. Il problema a cui le autorità dovranno porre rimedio è ora quello di garantire la viabilità agli abitanti della Valle Spluga: con la chiusura dell’unica strada esistente i cittadini di Campodolcino e di Madesimo, che hanno la necessità di raggiungere, per recarsi a scuola, al lavoro o all’ospedale, Chiavenna, la Valtellina o l’Alto Lario, sono costretti a lasciare la propria automobile nella località di Lirone, a monte della frana, per poi percorrere il sentiero Spluga per circa un chilometro, in modo da supere l’area pericolosa. Il tracciato del sentiero – percorribile con un buon passo in una mezz’ora – non è però alla portata di tutti: pur essendo relativamente pianeggiante, risulta essere accidentato. Inoltre è completamente sprovvisto di qualunque tipo di illuminazione, il che lo rende di fatto inaccessibile nelle ore notturne. Ed in caso di violente piogge, rischia di diventare impraticabile.

Come se ciò non bastasse, una volta superato il sentiero ci si trova, privi di mezzi di trasporto, a dieci minuti di auto da Chiavenna, senza che sia stato previsto, almeno fino ad ora, un servizio di pullman in grado di alleviare almeno in parte il disagio di chi si deve recare nel fondovalle. i più previdenti, o i più fortunati, hanno fatto in modo di avere un’auto a monte e una a valle di Gallivaggio, in modo da potersi muovere quanto più agevolmente possibile: per tutti gli altri l’unica soluzione è quella di farsi dare un passaggio da amici o parenti o, alla disperata, attendere il raro passaggio del bus di linea. In molti, in questo fine settimana, si stanno organizzando per riuscire a portare le proprie automobili oltre il punto di chiusura della strada, passando dal Passo dello Spluga, attraversando la Svizzera per poi ridiscendere in Italia dal Passo del Maloja.