Frana di Gallivaggio, il turismo? Incassi crollati

Gli operatori sono in ferie forzate dopo il distacco

Frana Gallivaggio

Frana Gallivaggio

Campodolcino (Sondrio),  24 maggio 2018 - Costretti a vivere prigionieri della propria valle dal 13 aprile scorso, i 1.500 abitanti di Madesimo e Campodolcino invocano, al più presto, una soluzione capace di risolvere la crisi della frana di Gallivaggio.

«E' da una vita che siamo a Madesimo a lavorare – commenta Enzo Moiola - e non abbiamo mai avuto una situazione del genere: siamo qui tutta la settimana ad aspettare i turisti che non si fanno vedere. Chiediamo che si possa risolvere al più presto la situazione; le finestre ci sono ma sono troppo poche, specialmente nella fascia pomeridiana e i turisti, scoraggiati e preoccupati, vengono a farci visita».

Alla preoccupazione per il futuro della stagione estiva è condivisa da molti: «Dopo 40 giorni la situazione è insostenibile – dichiara Simone Curti - è dal 13 aprile che siamo rimasti praticamente senza lavoro, speriamo che le istituzioni tengano conto di questa difficile situazione. Speriamo che vengano prese delle decisioni in grado di risolvere la situazione nel minor tempo possibile». A fargli eco anche Luca Della Morte: «La situazione è davvero problematica: non ci sono prenotazione per gli alberghi e le case sono ancora tutte sfitte. Se non si risolve questa crisi in tempi rapidi c’è il rischio concreto di perdere la stagione e non ce lo possiamo permettere assolutamente».

Da oltre un mese la strada statale 36 risulta essere transitabile in sole tre fasce orarie – dalle 5 alle 8, dalle 12 alle 14 e dalle 18 alle 21 – a causa del pericolo costituito dalla frana di Gallivaggio. Le opere di disgaggio dei 5mila metri di roccia richiederanno tempi troppo lunghi per poter costituire, nell’immediato, una valida soluzione che, secondo Laura Molteni «potrebbe essere rappresentata dalla bretella alternativa, purché sia realizzata in tempi celeri, in modo da salvare quel che resta della stagione turistica».  «Devono assolutamente fare qualche cosa – commenta, invece Raffaella Scaramella – siamo totalmente isolati e, oltre ai nostri disagi, viene messa in discussione anche la stagione turistica. Hanno detto che realizzeranno una bretella alternativa ma staremo a vedere, noi continuiamo a sperarci».

Rimangono ancora incerte, però, le tempistiche degli interventi: in questi giorni i vertici di Regione Lombardia, di Anas e della Comunità montana della Valchiavenna stanno vagliando i progetti della pista alternativa ma, pur non potendo ancora disporre di tempistiche certe, si parla di riuscire ad aprire la nuova strada entro la metà di luglio. Al netto dei non secondari interessi legati alla stagione turistica rimangono numerosi i disagi a cui la popolazione deve far fronte per potersi muovere: Chiavenna è, per molti, il luogo di lavoro, la sede degli istituti scolastici o, ancora più importante, il centro dove si trova l’ospedale più vicino. «Pochi giorni fa – racconta Umberto Pilatti - mia moglie è stata male, fortunatamente l’ambulanza del 118 è disponibile per le emergenze ma, a causa degli orari delle finestre di transito, siamo stati costretti a pernottare a Chiavenna». A parlare di situazione difficili anche Felice Ghelfi: «Ormai ho un’età e le visite in ospedale, con queste ristrette finestre di transito, possono diventare un problema». «Siamo in una situazione davvero difficile – fa eco Naida Vener – sabato mi sono dovuta recare a Chiavenna per un matrimonio e sono stata costretta a pernottare in una camera d’albergo».