EMILIO
Cronaca

Emilio Magni, "Cinch ghej pussé ma russ" - La storia dietro un modo di dire antico

Marina arriva a un raduno con un vestito rosso fuoco che suscita meraviglia e commenti. Carletto commenta che si può spendere cinque lire in più, ma che l'abito sia rosso. Un'espressione antica che un tempo era assai in uso.

Emilio

Magni

La sciura Marina che qualche volta si unisce agli uomini in sosta al “canton di ball” intenti a “contarla su”, l’altra mattina è arrivata a quell’estemporaneo raduno sul marciapiede della piazza principale, sfoggiando uno sgargiante vestito rosso fuoco che ha meravigliato un po’ tutti i chiacchieranti e attirato l’attenzione dei passanti. Ovvi sono stati i commenti tutti improntati su: "Ma che bel vestì", "Che bel russ". Il Carletto, come al solito il più fantasioso, ha sfoggiato un commento fuori dal banale che un tempo era assai in uso: "Ue Marina, cinch ghej pussé, ma russ". Carletto ha dunque commentato dicendo che si può spendere cinque lire di più, ma che l’abito sia rosso. In realtà il mondo di dire è assai antico e quindi il “ghell” soleva dire “quattrino”. In realtà però se riferito al colore rosso di un abito non aveva alcun collegamento con la realtà. Era pronunciato solo così: per dire qualche cosa di colorato, di singolare, avvincente, pure per cercare di essere un po’ spiritosi. In passato però “cinch ghej pussé ma russ”, veniva tirato in ballo per una ragione ben precisa. È stato per tanto tempo sulla bocca dei frequentatori di osterie dove il vino era protagonista assoluto. “Fedeli” dediti veneranti l’“alzata di gomito”, giungevano in osteria già a mezza mattina. Si sedevano a un tavolo, oppure si appoggiavano al bancone e ordinavano all’oste un bel “rosso”. Poi spiegavano il motivo della scelta aggiungendo il famoso commento: "Cinch ghej pusé ma russ". Aveva scartato a priori il vino bianco che l’oste aveva proposto come aperitivo mattiniero, per scegliere una bella tazzina di “rosso”. Nei tempi andati nelle osterie il vino era servito in “tazzinette”, mai nei bicchieri. Il “bianco” non era gradito perché considerato vino di scarsa qualità. Meglio un “rosso” dunque, anche se costava “un quasi ghell di più”. Il termine “ghell” era anche in altri modi di dire, tra cui “El var gnanca un ghell”, per indicare un individuo che valeva poco, insomma un buono a nulla.

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