Cosio Valtellino piange Dorinda Salvi, paladina delle lotte anti barriere morta a 37 anni

La giovane donna vinta dalla rara malattia neurovegetativa che l’aveva colpita quando aveva soltanto 10 anni

Dorinda Salvi al centro

Dorinda Salvi al centro

La valtellinese paladina delle battaglie per abbattere le barriere architettoniche in provincia di Sondrio, in particolare nel Morbegnese, Dorinda Salvi, originaria di Cosio Valtellino, componente anni fa di un gruppo di disabili mandati in missione da diversi centri dell’Italia all’estero per una sorta di progetto Erasmus per rilevare sul campo le differenze esistenti negli altri Stati, rispetto a quanto avviene in Italia, è morta a 37 anni in Spagna dove nel frattempo si trasferì, ma tornava periodicamente per controlli all’ospedale “Besta“ di Milano e al “Morelli“ di Sondalo, dove in autunno si era recata a ritirare la nuova carrozzina su cui potersi muovere in modo più agevole rispetto a quella vecchia che aveva. È spirata in un letto d’ospedale per colpa di un improvviso peggioramento, nelle ultime settimane, della malattia degenerativa emersa quando aveva 10 anni.

In Spagna viveva con lavori di artigianato in legno, sempre amorevolmente assistita dal suo compagno, lo spagnolo Francisco Javier Gutierrez Sanchez, conosciuto come Paco, 62 anni, eclettico artista, che aveva conosciuto quando si recò nella penisola iberica per quella missione. Dory e Paco abitavano insieme al piano terreno di una casa sul mare di Chipiona, provincia di Cadice, nel sud ovest della Spagna. E nei mercatini del lungomare andavano a vendere gli oggetti che realizzavano manualmente nel loro piccolo laboratorio domestico.

In Andalusia si era definitamente trasferita una dozzina di anni fa, ma regolarmente tornava in Valtellina, nell’albergo di famiglia a Regoledo, popolosa frazione di Cosio Valtellino, per trascorrere alcuni giorni con gli adorati genitori Giulio, 65 anni, mamma Patrizia Bertolini, 60 anni, i fratelli Silvia di 41 e Luigi, il più piccolo, di 33. Era molto conosciuta per il suo impegno nel sociale e quel sorriso contagioso che sapeva conquistare la simpatia di tutti. E quando, in questi ultimi giorni, si è diffusa la voce della sua prematura scomparsa, è stato un pellegrinaggio continuo di persone all’hotel Rezia Valtellina (l’ex Bellevue) per portare le condoglianze. Ma i genitori, una volta ricevute le notizie dell’improvviso aggravarsi dello stato di salute, erano subito partiti alla volta di Chipiona, per stare vicini nelle ultime ore di vita della figlia, non riuscendo purtroppo ad arrivare in tempo. Sbarcati dall’aereo, il primo che hanno potuto prendere, hanno appreso che era deceduta soltanto un’ora prima. Un addio straziante si è tenuto ieri con una semplice cerimonia, seguita dalla cremazione e poi l’urna volerà in Italia con loro e un saluto alla sfortunata Dory si terrà nella sua Regoledo, dove non è stata mai dimenticata.

«Voleva essere trattata come una persona normale - la ricorda la sorella Silvia -. Qui aveva combattuto a lungo per i diritti dei disabili. Aveva contribuito fortemente a dare vita alla “Commissione Barriere“ che si riuniva alle Acli di Morbegno: segnalavano ai Comuni, enti, negozi la presenza di barriere. Una volta, impossibilita a entrare in un’attività commerciale con la sua carrozzina, si sentì rispondere dal negoziante di rivolgersi al “servizio clienti“ e non fu aiutata a entrare. Decise di fermarsi in Andalusia, più avanti sotto questo profilo e Paco era il suo bastone. Devo ringraziarla per come sto affrontando le mie innumerevoli difficoltà, mi incoraggiava a non arrendermi, a non abbattermi di fronte agli ostacoli, lei che da piccola era stata colpita dall’“Atassia di Fredreich“, una malattia rara neurovegetativa: grazie alla forza che mi ha dato vedo la mia vita a colori".