Don Roberto Malgesini ucciso a Como: "Sin da piccolo voleva diventare prete"

L’adorata zia Giuliana, 83 anni, ricostruisce la vocazione del nipote che da bambino celebrava il funerale degli uccellini

Roberto Malgesini lascia papà Bruno, mamma Ida e i fratelli Caterina, Enrico e Bruno

Roberto Malgesini lascia papà Bruno, mamma Ida e i fratelli Caterina, Enrico e Bruno

Cosio Valtellino (Sondrio), 16 settembre 2020 - La notizia dell’omicidio del “prete degli ultimi”, don Roberto Malgesini, 51 anni, da Como dove è stato commesso il delitto a opera di un tunisino che il sacerdote conosceva e aveva più volte aiutato, è rimbalzata presto in Valtellina e, in particolare, nella comunità di Regoledo di cui la vittima era originaria. «È sempre stato un prete molto in gamba – ricorda don Vito Morcelli, il parroco della popolosa frazione del Comune di Cosio Valtellino – e sin da piccolo aveva espresso il desiderio di fare del bene agli altri. C’è riuscito alla perfezione. E l’ha fatto, giorno dopo giorno, con entusiasmo. Con radicalità evangelica. Voleva stare con gli ultimi. “Gli ultimi sono il suo pane“, proprio come ripete Papa Francesco. La sua è stata una gran bella testimonianza. Un martire, un altro martire nella Diocesi di Como". Il riferimento è a suor Laura Mainetti di Chiavenna.

A papà Bruno, malato, a mamma Ida che sta soffrendo tantissimo, che non lascia solo un momento il marito, ai fratelli Caterina, Enrico e Bruno che portano avanti la gestione della concessionaria d’auto di famiglia in paese, ieri ovviamente chiusa ("Oggi siamo chiusi per lutto", il cartello appeso a una vetrata) si sono stretti amici e parenti, ma con il pensiero o un semplice gesto di vicinanza anche gli altri abitanti. "Don Roberto – riprende don Morcelli – lavorava senza sosta di giorno e di notte. Non voleva, non mirava ad avere una sua parrocchia, ma a stare in mezzo alla gente che soffre, ai più deboli. Quando tornava in paese spesso si rifugiava sui monti della vicina Valgerola per fare riposare le membra. Un fatto di tale gravità fa riflettere ciascuno di noi...".

Duramente colpita dalla notizia anche l’adorata zia Giuliana. "L’ho cresciuto a casa mia, come fosse mio figlio – racconta la donna di 83 anni – Lui e il fratello Mario, finite le lezioni a scuola, venivano a casa mia, si trattenevano sino a sera. I genitori lavoravano, non potevano badare a loro. Mi sono affezionata a lui come a un figlio. Sin da piccolo diceva che voleva fare il prete. Giocava nel giardino con mia figlia Emma, erano legatissimi i due cugini, e quando trovavano un uccellino morto nel verde, lui saliva in solaio, prendeva dei vecchi abiti, li indossava perché ne celebrava il funerale. Era il più buono di tutti i cugini. Ha fatto tanto del bene. Mia cognata recupera in paese dei pacchi che poi venivano fatti avere a lui che li dava ai poveri a Como, ai migranti più in difficoltà. Questa domenica è in programma il battesimo di una bimba della mia Emma, ma sapevamo già che lui non sarebbe venuto alla cerimonia: troppo impegnato ad aiutare i più fragili. In paese tornava di raro". «Difficilmente ora sarà celebrato domenica il battesimo dopo la tragedia che è successa – aggiunge zia Giuliana, vicina al telefono per rispondere alle tante chiamate di condoglianze – Ha fatto tanto del bene, ora il Signore l’ha voluto accanto a sé".