Covid, ricoverati sotto quota 100 Così aumenta l’attività chirurgica

L’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo punta a superare la quarta ondata entro la fine del mese

di Michele Andreucci

Sta calando sensibilmente la pressione dei ricoveri dovuti al Covid negli ospedali bergamaschi. Al presidio ospedaliero Papa Giovanni XXIII di Bergamo si è scesi sotto i 100 ricoveri in totale, circostanza che non accadeva da parecchio tempo.

Certo, resta piena la Terapia Intensiva, ma l’attività chirurgica, che nei mesi scorsi è stata ridotta proprio a causa dei ricoveri per la pandemia, già dai prossimi giorni salirà dall’attuale 80% all’87%. Spiega Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’Asst Papa Giovanni XXIII: "Possiamo procedere con lo smantellamento progressivo dell’area Covid che era nella Torre 2 al terzo piano, recuperando così posti per i pazienti che devono essere sottoposti a interventi chirurgici, che siamo stati costretti a far slittare per fronteggiare la quarta ondata della pandemia. Attualmente, sui 44 letti disponibili, che erano tutti occupati, ne lasciamo a disposizione per i pazienti Covid esattamente la metà, 22. Confidiamo che la curva in discesa dei nuovi contagi ci permetta di recuperarne altri per aumentare ulteriormente l’attività chirurgica. L’obiettivo per questa settimana è di effettuare almeno 25 interventi in più e i numeri potrebbero salire, se il calo dei ricoveri per Covid sarà confermato".

L’obiettivo che al Papa Giovanni XXIII vogliono centrare entro la fine di febbraio, è di ritornare al 100% dell’attività chirurgica. Recuperando posti letto che man mano vengono dismessi dalle aree Covid. Attualmente per i pazienti con sintomi da infezione Sars-Cov2, oltre a quelli del maxi reparto nella Torre 2, sono una trentina in Malattie Infettive (erano 40 fino a qualche giorno fa), più i 10 di subintensiva in Pneumologia.

A questi si devono aggiungere i vari posti ricavati nei singoli reparti per i pazienti che arrivano in ospedale per altre patologie e che vengono scoperti positivi al Covid e che quindi vanno isolati. Ci sono poi i letti della Terapia Intensiva, attualmente sono 20 quelli occupati, praticamente il 100% dell’area Covid.

Oltre l’80% dei ricoverati in Terapia intensiva è composto da persone non vaccinate, spesso neppure con una dose. A queste si aggiungono, ma si tratta di una minoranza, le persone coperte dal vaccino ma che per fragilità, mancata risposta alla vaccinazione, immunodepressione hanno avuto un’evoluzione grave della malattia.

Conclude Pezzoli: "I ricoveri in Terapia intensiva hanno un periodo di degenza molto più lungo rispetto ai ricoveri nei reparti ordinari, quindi il calo della pressione è meno evidente".