Calci, pugni, evasioni La polveriera Como

L’ultima aggressione agli agenti una settimana fa. E da un mese è caccia a Massimo Riella

Migration

Una decina di eventi critici da inizio anno, principalmente legati ad aggressioni di agenti di polizia penitenziaria da parte di detenuti. Ma rispetto al passato la situazione all’interno della casa circondariale Bassone di Como sta vivendo un momento di relativa tranquillità e di gestibilità delle inevitabili situazioni di violenza. L’ultimo episodio risale alla scorsa settimana, quando un detenuto ha colpito un agente con una testata, facendolo finire in ospedale. A marzo altri due agenti erano stati feriti durante una discussione sfociata in aggressione con calci e pugni, che aveva fatto finire in ospedale i due poliziotti. Ma tutti questi casi sono stati affrontati ottenendo dal Dipartimento il trasferimento dei detenuti più problematici o che maturavano incompatibilità ambientali: un sistema che consente di allontanare i soggetti che si dimostrano ingestibili e che spezza eventuali sodalizi e rapporti di forza che si vengono a creare all’interno delle sezioni carcerarie.

Le aggressioni non sono i soli problemi da gestire: alcune settimane fa, l’incendio di un materasso all’interno di una cella ha reso necessario lo sgombero di un’intera sezione che si era intasata di fumo, anche se il rogo era stato immediatamente contenuto. Permane inoltre un altro grave problema, sul quale i sindacati di polizia penitenziaria hanno più volte richiamato l’attenzione: la presenza di soggetti con problemi psichici, che sono detenuti in carcere anziché in strutture più idonee, perché in attesa di valutazioni da parte di consulenti o periti, o perché le loro condizioni di salute non sono così gravi da determinare l’incompatibilità con il carcere. Infine le evasioni: da oltre un mese sono in corso le ricerche di Massimo Riella, fuggito il 12 marzo mentre veniva scortato al cimitero di Brenzio, che già a inizio gennaio era stato protagonista di un analogo tentativo, arrampicandosi sul tetto del carcere. Paola Pioppi